Insecta

Coleoptera

Cerambycidae

Codice lista italiana: 059.071.0.001.0

Cerambyx cerdo Linnaeus, 1758

Cerambice della quercia

Descrizione della specie

 

Corologia

 

Rarità generale, fragilità, status di protezione

 

Strategie di conservazione

 

Tipologie di intervento

 

Cosa non fare

 

Bibliografia

 

 

 

foto Sabbadini

 

Descrizione della specie

Il Cerambice della quercia è un robusto coleottero bruno o bruno nerastro, con l’estremità delle elitre bruno rossastre: gli oltre 5 cm di lunghezza, cui aggiungere le lunghe antenne, ne fanno uno dei più grandi insetti europei. Come il Cervo volante, anche C. cerdo è assai vistoso e caratteristico: in questo caso attirano immediatamente l’attenzione le antenne, che sorpassano il corpo in lunghezza.

Vive nei boschi maturi, prevalentemente in pianura e collina, o comunque dove siano presenti alberi grandi e vecchi, soprattutto querce, comprese specie esotiche quali Quercus rubra: lo si può trovare pertanto anche in giardini, parchi urbani, presso grandi alberi isolati. Spesso proprio alberi isolati o situati ai margini dei boschi, sono prescelti e in essi si riproduce per numerosi anni di seguito, poiché anche gli adulti si trattengono sui rami delle piante ospiti. Gli adulti sono presenti da maggio ad agosto, ma soprattutto in giugno-luglio; si nutrono preferibilmente della linfa che geme dalle ferite degli alberi. Le uova sono generalmente deposte in fessure della corteccia o del tronco. Le larve (che sono insidiate da quelle di un coleottero elateride, Stenagostus villosus) si sviluppano nelle querce o, assai più raramente, in altri alberi a foglie caduche: faggio, carpino, olmo, salice ecc.; la vita larvale può durare fino a cinque anni. L’adulto si sviluppa in autunno, ma passa l’inverno nella sua celletta dalla quale esce l’anno seguente, in tarda primavera o in estate.

ritorna all'inizio

 

Corologia

C. cerdo è presente in gran parte d’Europa, (è molto raro al Nord) in Asia Minore, nel Caucaso e nel Nord Africa. È presente in tutta Italia, solitamente localizzato. In Lombardia è abbastanza diffuso ma, in genere, si rinviene in colonie circoscritte a uno o pochi alberi monumentali; non c’è tuttavia preferenza per ambienti naturali, dato che si rinviene anche in parchi cittadini (come ad esempio accade a Milano e Sondrio). E’ presente in diversi parchi regionali, quali: Campo dei Fiori; Monte Barro; Montevecchia e Valle del Curone, Orobie Valtellinesi; Bernina, Disgrazia, Val Masino e Val Codera.

ritorna all'inizio

 

Rarità generale, fragilità, status di protezione

In numerose regioni questo insetto è in via di notevole rarefazione a causa della scomparsa delle grandi querce secolari e dei vecchi querceti dove vive e si riproduce.

Figura negli Allegati II e IV della direttiva 92/43/CEE (direttiva "habitat"), rispettivamente relativi alle specie di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione e alle specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa.

Considerato “Minacciato” nella lista rossa di Groppali & Priano (1992).

Elencato tra gli invertebrati necessitanti protezione speciale in Europa (Collins & Wells, 1987).

Tutte le specie xilofaghe e corticicole degli alberi vetusti o dei boschi maturi sono incluse nelle schede degli interventi prioritari per gli invertebrati.

ritorna all'inizio

 

 

Strategie di conservazione

A - Intervento diretto sulla zoocenosi

B - Intervento diretto sull’habitat

C - Attività di monitoraggio

ritorna all'inizio

 

 

Tipologie di intervento

La presenza di C. cerdo, soprattutto in giardini o zone urbane, difficilmente passa inosservata per le cospicue dimensioni ed il caratteristico aspetto della specie; inoltre, come altri rappresentanti della famiglia, se catturato emette un suono caratteristico sfregando il torace: attirare l’attenzione non giova certo ad una specie così delicata, che è in effetti soggetta a cattura anche a scopo di commercio: il prelievo e l’uccisione di questa specie dovrebbe invece essere vietato di regola anche agli entomologi. L’indisponibilità di grandi alberi è esiziale per questo Cerambice, motivo per cui va garantita la presenza boschi maturi o quanto meno di alberi vetusti, con particolare riferimento alle specie quercine, autoctone o meno; occorre quindi ricorrere a pratiche silvicolturali e di gestione del verde anche urbano che non portino comunque all’eliminazione di grandi alberi, ancorché senescenti, senza futuro o in pessime condizioni fitosanitarie; questa indicazione dovrebbe assumere carattere assoluto qualora l’albero in questione ospiti già C. cerdo, anche per la tendenza a riprodursi ripetutamente negli stessi alberi.

Ovviamente, tutto quanto porti a riduzione delle superfici boscate o a perturbare l’evoluzione a fustaia del bosco è negativo e andrebbe azzerato, a partire dai rischi di incendio. Per garantire anche in futuro, in tempi lunghi, possibilità di sopravvivenza alla specie, vanno perseguiti interventi silvicolturali volti al ripristino ed al mantenimento di boschi con importante presenza di querce, castagni ecc., compreso quanto necessario alla conversione dei cedui in fustaie; anche interventi su singoli alberi, filari e giardini  assumono in questo caso importanza particolare.

Non si può infine tralasciare il monitoraggio delle presenze attuali, la consistenza delle popolazioni, la definizione di piani d’azione specifici.

ritorna all'inizio

 

 

Cosa non fare

Abbattere grandi alberi, anche se deperienti, soprattutto se si tratta di querce; ceduare i boschi.

ritorna all'inizio

 

 

Bibliografia

ritorna all'inizio