Interventi per la conservazione dell'araneofauna lombarda

A dispetto di una lodevole iniziativa tesa a individuare fra le specie di ragni lombardi quelle che più di altre possono ritenersi minacciate (Groppali & Priano, 1992), i dati attualmente disponibili non consentono di individuare con ragionevole sicurezza delle specie di ragni la cui sopravvivenza sul territorio regionale sia da considerarsi a rischio.

 

In particolare, sussistono poche indicazioni che sia opportuno emanare disposizioni tese ad evitare la raccolta diretta; infatti l'unica specie protetta ai sensi della "Direttiva habitat" (Direttiva n° 92/43/CEE del 21 maggio 1992) risulta essere Dolomedes plantarius, specie di palude inserita nell'Allegato II.

 

La sola altra specie di ragno inserita nell’allegato IV della “Direttiva habitat”  è Macrothele calpeiana (famiglia Dipluridae), specie propria del Sud della Spagna ed estranea alla fauna italiana. Si tratta di un Migalomorfo di grossa taglia, e verosimilmente il suo inserimento nella lista delle specie protette è volto ad evitarne lo sfruttamento a fini commerciali come specie da terrario; un criterio del tutto analogo è senz’altro anche alla base dell’inserimento nella legislazione CITES (che peraltro riguarda l’importazione di specie animali e vegetali, e non la loro tutela sul territorio nazionale) di alcune grandi specie di migali della famiglia Theraphosidae.

 

In realtà, la raccolta sul campo di ragni andrebbe incentivata al fine di migliorare le nostre conoscenze sulla loro effettiva distribuzione, che come già detto in precedenza è a tutt’oggi nota in modo assai lacunoso. Tutte le misure da adottarsi per proteggere le popolazioni araneologiche, pertanto, dovrebbero volgersi in un’altra direzione, ed inquadrarsi in più ampi programmi di tutela degli ambienti naturali a rischio. Persino le specie almeno apparentemente più vulnerabili, come gli endemiti ipogei noti finora solo di singole grotte, corrono verosimilmente più rischi da iniziative di “valorizzazione” turistica delle grotte stesse che da qualunque altra attività umana, compresa la raccolta a scopi scientifici che, a differenza di quanto si registra per altri gruppi animali, è di fatto l’unica cui i ragni sono sottoposti.