I sei volumi relativi ai Coleotteri Carabidi, Cerambicidi e Colevidi, ai Lepidotteri Ropaloceri, agli Odonati e ai Ragni vengono pubblicati, per motivi pratici, in un unico CD-Rom.
Nel predisporre la pubblicazione di questi differenti contributi ci si è sforzati di generare una presentazione dei contenuti il più possibile omogenea fra i sei lavori, che provengono da autori diversi. La veste grafica è unitaria, quindi l'utente potrà spostarsi dall’esame di un gruppo a quello di un altro ritrovando gli stessi riferimenti logici e, attraverso medesime modalità di navigazione, potrà accedere a informazioni analoghe per i diversi gruppi sistematici. Questi criteri valgono completamente per tutte le voci di menù che danno accesso alla ricerca e all’esportazione dei dati, compresi quelli bibliografici, e alla visualizzazione cartografica.
Nell’ipertesto, vale a dire la parte di testi liberi scritti da ciascun autore per presentare il gruppo sistematico di propria competenza e per sottolineare e approfondire alcuni temi specifici quali gli aspetti conservazionistici relativi al gruppo in Lombardia, l’omogeneità nella presentazione dei contenuti cede necessariamente il passo ai differenti approcci utilizzati dagli autori, derivanti, oltre che da fattori soggettivi, anche dalle caratteristiche biologiche e dalle priorità conservazionistiche di ciascun gruppo sistematico. Da questi elementi deriva la variabilità degli indici, specchio di diverse impostazioni dei testi. Sempre in ordine a questa logica, anche le gallerie fotografiche differiscono fra loro nel numero delle immagini disponibili e nella loro organizzazione.
I criteri per la ricerca dei dati sono, come si è già detto, omogenei per tutti i gruppi.
Tuttavia, consultando questa banca dati, l’utente potrà incontrare delle incongruenze relative ad alcune definizioni, quali per esempio, nella scheda taxon, la corologia delle specie, per la quale gli autori dei diversi contributi hanno utilizzato nomenclature differenti. In parte tali disomogeneità sono state ricondotte alle più recenti definizioni fornite da Vigna Taglianti e altri (2002), ma non sempre questo è stato possibile.
La cartografia utilizzata in questo lavoro è la Cartografia regionale C.T. 50 e Carta di Sintesi gentilmente forniti da Regione Lombardia - DG Territorio e Urbanistica - Sistema Informativo Territoriale e da Regione Lombardia - DG Qualità dell'Ambiente - UO Pianificazione Ambientale e Gestione Parchi. Considerata l'elevata risoluzione possibile grazie a tale supporto, si è ritenuto di approfittarne consentendo la consultazione a livelli di scala adeguati ed incorrendo, per converso, in una serie di problemi che hanno non poco complicato il lavoro.
Le località di ritrovamento delle specie nella maggior parte dei casi sono entità geografiche ben identificabili e facilmente collocabili in un punto preciso della carta geografica, operazione che prende il nome di georeferenziazione.
Premesso che in nessun caso i dati di partenza forniti dagli specialisti erano corredati da coppia di coordinate geografiche di riferimento, molte risorse si sono dovute destinare alla georeferenziazione dei dati. Ulteriori problemi sono stati rilevati per la mancanza di un consolidato standard di riferimento per la nomenclatura delle località e, più in generale, per l'indicazione territoriale di riferimento dei dati. Quanto alla grafia dei toponimi, ci si è riferiti sia al database associato alla Carta Tecnica Regionale ufficiale della Lombardia, sia al Portale Cartografico Nazionale del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (http://www.pcn.minambiente.it/PCN), cercando di ricondurre a tali standard ogni informazione acquisita.
In un certo numero di casi tuttavia, nonostante tutti gli sforzi fatti, si sono incontrati dei problemi nell’identificare correttamente le località. Le problematiche possono essere ricondotte ad alcune tipologie ricorrenti, di seguito sintetizzate.
Denominazioni
troppo specifiche. Non potendo in tutti i casi interloquire
con i redattori del cartellino di località dei reperti ovvero con gli
estensori delle opere consultate, informazioni riferite a toponimi di
estremo dettaglio (per esempio Baite Sedernello, in comune di Colzate)
non sono state reperite nemmeno attraverso ricerche incrociate su diverse
fonti.
Denominazioni
troppo generiche. È il caso di località indicate come “sopra”
il nome di un paese, o “lungo il sentiero”. In questi casi si è scelto
di riferire il dato al nome della località più prossima oppure, quando
era indicata la quota o altri elementi che consentissero l’identificazione
di massima della posizione, di collocare il punto in una posizione giudicata
idonea. Chiaramente i dati di georeferenziazione, in questi casi, vanno
considerati come puramente indicativi.
Denominazioni
errate, spesso legate a errori sui cartellini degli esemplari
o a errori di trascrizione, o ancora a errori nella denominazione cartografica.
Ove possibile si è cercato, tramite controlli incrociati, di eliminare
l’errore. È il caso per esempio di un esemplare identificato in comune
di “Cernusco Montevecchia” : questo comune non esiste, ma esistono i comuni
di Cernusco Lombardone e di Montevecchia, confinanti. Ancora, la località
“Forte degli Ammalati” in comune di Varese è stata ricondotta a “Fonte
degli Ammalati”. In alcuni casi, in cui l’errore non era identificabile
con chiarezza o potevano nascere delle ambiguità si è deciso di non georeferenziare
la località errata.
Denominazioni
relative a aree con ampia estensione geografica. Per esempio:
lago d’Iseo, Valle Brembana: in questi casi la georeferenziazione è stata
fatta su un punto “baricentrico” dell’area in questione ma naturalmente
tale indicazione non ha lo stesso valore di un’indicazione puntiforme.
Quando l’autore ha fornito ulteriori indicazioni, le si è utilizzate per
collocare la georeferenziazione in punti specifici. È il caso per esempio
dell’indicazione “Fiume Ticino”, che quando è possibile è stata ricondotta
a specifici comuni o località, come “Fiume Ticino (Ponte A7)” o “Fiume
Ticino (Besate)”.
Denominazioni
ambigue. Vi sono alcune località e anche alcuni comuni individuati
da uno stesso nome in parti diverse della regione; anche per queste, con
l’aiuto in alcuni casi del comune di appartenenza (non sempre indicato
correttamente!), in altri casi grazie ad altre informazioni, si è quasi
sempre riusciti a distinguere le località con lo stesso nome. È il caso
per esempio della località Belvedere, presente nei comuni di Valmadrera,
Roverbella e Calcinato. In altri casi l’indicazione parziale del nome
del comune ha portato ad ambiguità, come nel caso di Gardone, che vale
per i due comuni di Gardone Riviera e Gardone Valtrompia.
Come è intuibile considerata la mole dei dati, è stato compiuto un grande sforzo per reperire e collocare correttamente tutte le località riportate nei data base e grazie a successivi tentativi fatti utilizzando basi cartografiche e bibliografiche differenti, si è riusciti a “intrappolare” e risolvere buona parte delle località ambigue o addirittura apparentemente inesistenti, così come ad attribuire ai comuni corretti le località erroneamente collocate. L’utente troverà tuttavia nel database un certo numero di località che non sono riportate sulla carta geografica: si tratta di quelle che, nonostante le successive approssimazioni nella ricerca, non sono state da noi identificate con certezza.
Al termine di questo lavoro di georeferenziazione sono state quindi individuate le "località uniche", cioè le località normalizzate per le quali è stato messo un punto sulla carta. Il nome "località uniche" indica che alle località è stato assegnato un nome tale da evitare qualsiasi ambiguità, anche in assenza di indicazioni di comune o provincia. Questo accorgimento si è reso necessario perché vi sono località, come per esempio le cime delle montagne che generalmente appartengono a più comuni o anche a più provincie. Gruppi sistematici diversi possono condividere alcune località, ma non tutte: in una certa grotta possono essere presenti Colevidi, Ragni e Carabidi, mentre altre grotte possono contenere rappresentanti di un solo gruppo sistematico.
All’interno dei gruppi sistematici di Carabidi, Colevidi e Ragni vi sono numerose specie che vivono nelle grotte. Nonostante il carattere puntiforme di queste località, condizione di per sé ottimale ai fini della georeferenziazione dei dati, non tutte le grotte indicate nei data base relativi a questi gruppi sono visibili sulla carta geografica.
Ad oggi infatti non è disponibile un catasto regionale delle grotte lombarde, ma vi sono solamente pubblicazioni che coprono, in modo parziale, alcune provincie. Abbiamo potuto reperire parte dei dati grazie alla disponibilità del prof. Alfredo Bini dell’Università degli Studi di Milano, che ha messo a disposizione i dati pubblicati relativi a parte delle grotte delle province di Bergamo e di Brescia, e in seguito abbiamo attinto, presso la biblioteca del Centro Italiano di Documentazione Speleologica a Bologna, alle fonti bibliografiche disponibili relative alle grotte lombarde, integrando i dati già ottenuti.
Purtroppo, l'insieme di tali pubblicazioni e fonti consente di effettuare una mappatura solo parziale, anche perché in alcuni casi i dati non contengono le indicazioni di latitudine e longitudine; numerose grotte rimangono pertanto ancora senza una localizzazione adeguata agli scopi di questo lavoro.
Anche nel caso delle grotte si è inoltre riscontrato il già descritto problema dell'ambiguità dei nomi, che non di rado comparivano più volte in riferimento a luoghi diversi; questo è tipicamente il caso di grotte denominate variamente "buco della Volpe" o "del Tasso" o "dell'orso", per di più spesso indicate con diverse grafie, in italiano o con nome dialettale. Ove il nome era associato ad un numero d'ordine di riferimento, si è potuto risolvere tale ambiguità, ma in pochi limitati casi questo non è stato possibile.
Per quanto riguarda la toponomastica delle grotte, va notato che queste vengono sovente indicate con grafie differenti (per esempio Laca, Laga, Lacca) o con nomi dialettali, che spesso contengono caratteri particolari per rendere la fonetica del toponimo. Ove possibile abbiamo utilizzato il nome riportato negli articoli o nei dati dei catasti provinciali, ma abbiamo semplificato la grafia al fine di eliminare quei caratteri particolari, come le dieresi, che potrebbero ostacolare la ricerca e la fruizione dei dati o che potrebbero generare errori (Per esempio "Chignöl" diviene "Chignol").