Insecta

Odonata

Corduliidae

Codice lista italiana: 035.028.0.001.0

 

Oxygastra curtisi (Dale, 1834)

 

 

Descrizione della specie

 

Corologia

 

Rarità generale, fragilità, status di protezione

 

Strategie di conservazione

 

Tipologie di intervento

 

Cosa non fare

 

Bibliografia

 

 

Descrizione della specie

Libellula in cui la colorazione dominante è verde metallica, con la presenza di macchie giallastre sul capo ed il torace e di macchie gialle sull’addome; quest’ultimo è molto stretto alla base e si allarga leggermente ma progressivamente fino all’estremità. A differenza della maggior parte delle specie della famiglia, gli stadi giovanili di O. curtisi si sviluppano normalmente nelle acque correnti, anche se individui isolati si possono riscontrare anche in acque a corrente bassa o assente (canali e stagni), comunque ombreggiati da densa vegetazione.

Meno comune rispetto alle altre specie della famiglia, può essere localmente abbondante, ma in genere è localizzata e poco frequente; è comunque considerata “in pericolo” per la rarità degli ambienti favorevoli al suo sviluppo, minacciati soprattutto dall’artificializzazione delle campagne a seguito delle coltivazioni intensive; ad esempio, in Gran Bretagna questa specie era presente almeno fino al 1950, ma non venne più osservata nel 1976. Gli adulti appaiono dalla fine di maggio fino alla fine di agosto. Le larve vivono sepolte sul fondo nel limo o nella sabbia, il loro sviluppo richiede 2 3 anni. Dopo lo sfarfallamento la specie si allontana dal luogo di origine, mentre compie la maturazione sessuale. I maschi ritornati presso l’acqua, a maturità raggiunta, ispezionano il loro territorio; l’indole è molto sospettosa ed il volo veloce.

Con cielo sereno e tempo caldo gli adulti volano a lungo, poi si posano su un ramo o uno stelo con il corpo che pende verticalmente. La femmina, una volta fecondata, depone le proprie uova restando in volo e sfiorando la superficie dell’acqua con l’addome.

 

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Corologia

O. curtisi è presente nell’Europa sud occidentale; Nordafrica. In Italia è segnalata di Piemonte, Lombardia, Liguria, Toscana, Lazio e Campania. Una vecchia segnalazione nel territorio oggi incluso nel Parco del Ticino non ha avuto recenti conferme.

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Rarità generale, fragilità, status di protezione

Figura negli Allegati II e IV della direttiva 92/43/CEE (direttiva "habitat"), rispettivamente relativi alle specie di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione e alle specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa.

Compare con lo status “Vulnerabile” nella lista rossa della IUCN.

Considerata “rara e minacciata” nella lista rossa di Groppali & Priano (1992).

Elencata tra gli invertebrati necessitanti protezione speciale in Europa (Collins & Wells, 1987)

Si evidenzia che tutti gli invertebrati propri dei tratti potamali non compromessi del reticolo idrografico sono stati considerati di prioritario interesse gestionale e pertanto inclusi nelle schede degli interventi prioritari per gli invertebrati.

 

Strategie di conservazione

A - Intervento diretto sulla zoocenosi

B - Intervento diretto sull’habitat

C - Attività di monitoraggio

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Tipologie di intervento

Per questa specie valgono considerazioni analoghe a quanto detto per Ophiogomphus cecilia: possono essere presi in considerazione interventi di reintroduzione in rogge, fiumi e canali di pianura (A1), previa attenta verifica delle caratteristiche ecologiche non solo dei corsi d’acqua candidati agli interventi, ma anche delle indispensabili fasce ripariali a densa vegetazione arboreo-arbustiva, tali da ombreggiare in misura significativa gli ambienti acquatici. Occorre anche valutare la possibilità di predazione da parte dell’ittiofauna (A5).

Sono auspicabili tutti gli interventi che comunque portino al miglioramento della qualità delle acque soprattutto potamali (Ba1), con particolare riferimento alla necessità di elevata naturalità sia del substrato sabbioso-limoso, sia delle fasce adiacenti alle sponde (Ba2), lungo le quali dovrebbero infittirsi dense siepi e boschetti; la durata pluriennale degli stadi acquaioli rende inutile ogni misura gestionale in assenza della garanzia di una sufficiente dotazione idrica permanente (Ba3).

Operazioni indispensabili sono in ogni caso la verifica della presenza reale (C4) o potenziale (C10) della specie ed il monitoraggio dello status delle popolazioni note (C1); è auspicabile l’avvio di iniziative specifiche, a livello regionale, che portino all’acquisizione di informazioni necessarie alla progettazione di forme di intervento mirate (C11).

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Cosa non fare

Inquinare ed artificializzare i corsi d’acqua, in particolare i tratti potamali di fiumi abbondantemente aduggiati dalla vegetazione a salici ed ontani; analogamente dicasi per corpi idrici artificiali (rogge con fondo sabbioso o limoso, aste delle risorgive, canali e fossi) dotati di analoghe caratteristiche; ogni intervento che miri all’ottenimento di alvei regolari e/o lastricati o in scogliera rende impossibile la sopravvivenza della specie ed altrettanto dicasi della generale banalizzazione della campagna, quando in particolare ciò porti all’eliminazione di cenosi forestali o quanto meno di ambienti boscati lungo le sponde.

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Bibliografia

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