La protezione degli Odonati in Lombardia

In anni recenti numerosi enti nazionali e internazionali si sono occupati dello status conservazionistico degli organismi animali e vegetali, tra i quali anche gli Odonati, compilando elenchi di specie con una valutazione del livello di minaccia. Purtroppo in questo campo regna parecchia confusione e superficialità e spesso gli elenchi contengono grossolani errori di nomenclatura o di sostanza. Ad esempio, nel “Libro rosso della Flora e della Fauna italiana” (1992) viene indicata come minacciata Aeshna viridis, specie mai rinvenuta in Italia e che non ha alcuna probabilità di esserlo, dato il tipo di habitat cui è legata nelle regioni centro-settentrionali di Europa ed Asia, habitat che non esiste sul territorio italiano. Nel medesimo lavoro, oltre a citazioni imprecise come Ischnura fountanei anziché I. fountainei (recte fountaineae), o Nehallenia invece di Nehalennia, Ophiogomphus cecilia viene considerato raro e minacciato ed O. serpentinus, sinonimo del precedente, semplicemente raro. Allo stesso modo non ci si accorge che Mesogomphus genei (nome da decenni riconosciuto come invalido) e Paragomphus genei sono sinonimi, ma almeno si attribuisce loro il medesimo status.

 

Anche gli elenchi della direttiva 92/43/CEE, meglio nota come Direttiva Habitat, come sono stati recepiti dal governo italiano suscitano non poche perplessità. Va infatti rilevato che molte delle specie citate non appartengono alla fauna italiana: ad es. nell’allegato II della suddetta direttiva compaiono Coenagrion hylas, Gomphus graslinii e Macromia splendens, e nell’allegato IV Aeshna viridis, Leucorrhinia albifrons, L. caudalis e i già citati G. graslinii e M. splendens, tutti estranei alla nostra fauna; l'unico per il quale un futuro rinvenimento sul territorio italiano, sebbene improbabile, appare non del tutto inverosimile è forse C. hylas.

 

Nella “Checklist delle specie della Fauna Italiana”, che rappresenta la fonte più attendibile dello status delle popolazioni italiane, vengono considerate come minacciate le seguenti specie presenti almeno in passato in Lombardia: Calopteryx virgo, Sympecma paedisca, Nehalennia speciosa, Boyeria irene, Gomphus (=Stylurus) flavipes, Ophiogomphus cecilia, Somatochlora flavomaculata, Epitheca bimaculata (indicata come probabilmente estinta sul territorio nazionale), Oxygastra curtisi, Sympetrum depressiusculum e Leucorrhinia pectoralis.

 

Dal momento che lo status di alcuni taxa da noi riscontrato a livello regionale non coincide con quanto sopra riportato, si sono proposte in questa sede alcune modifiche che si ritiene forniscano un quadro più rispondente alle condizioni attuali verificate sul territorio.

 

Più precisamente, a livello regionale riteniamo che la situazione di Calopteryx virgo meridionalis, nota in Lombardia solo di un areale oltremodo ristretto e sottoposto ad intensa pressione antropica, non sia migliore di quella di C. v. padana, e che pertanto essa vada considerata ugualmente “minacciata”.

Chalcolestes parvidens, noto in Nord Italia solo di biotopi lentici, nella Lombardia orientale raggiunge il suo limite nord-occidentale, e viene pertanto considerato “vulnerabile”.

Pyrrhosoma nymphula, sebbene localmente molto abbondante, è divenuto via via sempre più localizzato in conseguenza di alterazioni antropiche, anche di modesta entità, dei suoi habitat, e abbiamo pertanto ritenuto di classificarlo come “vulnerabile”.

Ischnura pumilio, ampiamente diffusa ma quasi mai abbondante, sembra principalmente legata ad ambienti di origine antropica, ossia i piccoli canali e fossati di irrigazione, nonché i settori delle risaie a questi adiacenti e quindi con acqua debolmente corrente; un cambiamento nelle modalità di gestione di questi ambienti potrebbe portarla a seguire la medesima sorte di Sympetrum depressiusculum, fino ad alcuni decenni or sono incredibilmente abbondante nelle risaie della pianura lombarda, e attualmente estremamente rarefatto e in molte zone totalmente scomparso.

Erythromma najas va ugualmente considerato quanto meno “vulnerabile”, in quanto attualmente noto in Lombardia solo dei bacini intermorenici presso il limite settentrionale della pianura, nonché legato obbligatoriamente alla presenza di idrofite galleggianti come Nymphaea e Nuphar e a condizioni di microtermia, mancando le quali viene soppiantato dal congenere E. viridulum; è ciò che sembra essersi verificato presso Pavia, dove E. najas, presente negli stagni del Lido di Pavia fino ai primi anni '70 del secolo scorso, sembra oggi totalmente scomparso.

Come già esposto, consideriamo Nehalennia speciosa ed Epitheca bimaculata  “probabilmente estinte” quanto meno a livello regionale.

 

La localizzazione oltremodo spinta di Brachytron pratense, dovuta a motivi tuttora non compresi, ci induce a considerarlo “minacciato”.

 

Al contrario Gomphus flavipes, considerato in gran parte d’Europa come più o meno gravemente minacciato, risulta presente lungo tutto il corso lombardo del Po e lungo numerosi corsi d’acqua e canali di sufficiente portata; una minaccia potrebbe venire da malaugurati estesi interventi di sistemazione idrica, il che ci ha indotto a mantenerlo comunque come “vulnerabile”.

 

Va osservato che interventi globali di questo genere sarebbero comunque in contrasto con la già citata Direttiva Habitat, che include la specie, sub Stylurus flavipes, nell’allegato II, fra le specie di interesse comunitario per le quali si richiede ai singoli Stati l’istituzione di zone speciali di protezione. Allo stesso modo Somatochlora flavomaculata, ampiamente diffusa sul territorio lombardo e presente in una discreta varietà di ambienti purché in condizioni sufficientemente naturali, da “minacciata” è stata da noi declassata a “vulnerabile”.

Concludiamo con un breve cenno a due specie che hanno invece mantenuto lo status loro assegnato nella Checklist. La classificazione di Sympetrum depressiusculum come “minacciato”, improponibile fino a pochi decenni fa, come già esposto trova pieno riscontro nella realtà attuale. La situazione di Leucorrhinia pectoralis, inclusa nell’allegato II della Direttiva Habitat, di cui le Torbiere d’Iseo (attualmente costituite in Riserva Naturale delle Torbiere del Sebino) ospitano l’unica popolazione stabile a tutt’oggi nota per l’Italia, dovrebbe indurre l’Ente di gestione a interventi che tengano conto delle esigenze ecologiche della specie, in particolare tesi al mantenimento e ove necessario al ripristino degli specchi d’acqua nell’ambito delle Torbiere, che attualmente, in mancanza di specifici interventi correttivi, si presentano in avanzato stato di interramento, tale da preludere in un futuro non lontano alla loro completa scomparsa. Tali ambienti sono essenziali per la sopravvivenza di L. pectoralis e di molte altre specie, e in ultima analisi per il mantenimento della biodiversità che ancor oggi caratterizza le Torbiere del Sebino.