Considerazioni sul popolamento odonatologico della Lombardia

Il presente contributo è stato in gran parte compilato sulla base delle ricerche da noi condotte nell’arco di un quarantennio e di cui è conservata una imponente documentazione nelle nostre collezioni personali, nonché attraverso un esame approfondito di alcune fra le più importanti collezioni pubbliche e private italiane, con il controllo critico delle determinazioni dell'intero materiale, incluso quello oggetto di precedenti pubblicazioni; a questi dati da noi personalmente verificati si sono aggiunti quelli desunti dalla letteratura, con la revisione critica di alcuni lavori antichi e finora generalmente ignorati e la conseguente rivalutazione di talune citazioni in essi contenute, citazioni nella letteratura recente sbrigativamente, e a nostro avviso spesso ingiustamente, liquidate come inattendibili. In particolare l'estensione al territorio lombardo, in base alle indicazioni dello stesso autore, delle citazioni di Ausserer (1869) riferite genericamente al Lago di Garda, e dagli autori successivi ristrette al solo “Tirolo” (cioè al Trentino), ha portato ad includere nell'elenco Epitheca bimaculata, precedentemente segnalata solo di Trentino e Veneto; non è stato invece incluso Coenagrion ornatum, in quanto la citazione per il Lago di Garda, mai confermata da successivi reperti ma in base ai caratteri esposti apparentemente corretta, è espressamente riferita al “Trentino”. È così stato possibile compilare una checklist, nella quale risultano accertati per la Lombardia 69 taxa (68 specie più 1 sottospecie) di Odonati; fra quelli direttamente verificati Calopteryx virgo meridionalis e Lestes macrostigma costituiscono dati a tutt’oggi inediti, mentre Chalcolestes parvidens è stato pubblicato (Fabbri & Pavesi, 2005) mentre il presente lavoro era in corso di elaborazione, in parte sulla base di materiale precedentemente attribuito a C. viridis (Balestrazzi & Bucciarelli, 1975). Riteniamo che il numero da noi accertato per la nostra regione sia da considerarsi assai prossimo a quello effettivo, anche se alcune specie andranno con ogni probabilità ad aggiungersi all’elenco; in particolare Selysiothemis nigra, attualmente in fase di vistosa e apparentemente rapida espansione verso nord, recentemente (2007) osservata con popolazioni anche numerose in Emilia-Romagna, ad ovest almeno fino alla provincia di Parma (Salvarani, dati inediti) e il cui rinvenimento in un prossimo futuro nel settore meridionale della Lombardia è pressoché certo. Sono inoltre da attendersi: Aeshna grandis, nota di varie località del Trentino e Alto Adige e che potrebbe trovarsi anche nelle limitrofe province di Brescia e Sondrio; eventualmente Onychogomphus forcipatus forcipatus, presente in Italia nord-orientale, il cui areale giunge ad ovest almeno fino al Lago di Caldonazzo presso Trento (dove in base a dati di collezione convivrebbe con O. f. unguiculatus, nel qual caso il suo status subspecifico andrebbe rivisto), e potrebbe al limite estendersi al Bresciano; Coenagrion ornatum, qualora la citazione sopra riportata per il territorio trentino limitrofo risultasse corretta; C. scitulum, in nord Italia con distribuzione ampia ma estremamente discontinua, in apparenza dotato di buone capacità di spostamento e quindi di colonizzazione, e potenzialmente presente in tutto l’areale fra il settore prealpino e l’Oltrepò Pavese, in biotopi lentici anche artificiali e di limitatissima estensione; infine Calopteryx haemorrhoidalis, Coenagrion caerulescens, C. mercuriale castellani e Somatochlora meridionalis, di possibile rinvenimento nell’Oltrepò Pavese. Ricerche in biotopi in quota nel settore alpino potrebbero eventualmente portare alla scoperta in territorio italiano di entità finora accertate solo a nord del nostro confine, in particolare Aeshna subarctica elisabethae.

 

Quanto sopra è naturalmente da intendersi nel quadro della situazione attuale; qualora la tendenza al riscaldamento climatico osservata negli ultimi anni dovesse ulteriormente accentuarsi, si potrebbe arrivare alla comparsa in Lombardia di specie attualmente presenti in Italia centrale quali Lindenia tetraphylla e Trithemis annulata, la seconda negli ultimi anni in consistente incremento numerico. Rileviamo che il progressivo riscaldamento climatico degli ultimi decenni, risultante soprattutto in inverni sempre più miti e con periodi di gelo ridotti se non praticamente assenti, nonché in una alterazione nella distribuzione delle precipitazioni non estranea alla riduzione di molte zone umide, sta determinando una evidente meridionalizzazione della fauna del nostro paese e quindi della Lombardia, cui gli Odonati non fanno certo eccezione; si veda in particolare il caso di Erythromma viridulum e Anax parthenope, in vistoso incremento numerico e osservati sempre più spesso in Lombardia con popolazioni riproduttive in ambienti lotici, fino a pochi decenni orsono inadatti a queste specie in quanto troppo freddi. In effetti non poche specie hanno mostrato, nell’arco del periodo oggetto delle nostre ricerche, un incremento numerico e talvolta un ampliamento distributivo anche molto vistosi, sebbene spesso dovuti a fattori ben lungi dall’essere chiariti.

 

Allo scopo di evitare confusioni, la nomenclatura seguita è quella adottata nella “Checklist delle specie della fauna italiana”, anche se nella letteratura del settore sono state recentemente introdotte alcune modifiche. Si sono mantenuti ad es. i taxa Calopteryx splendens caprai e C. virgo padana, dei quali alcuni autori hanno proposto la sinonimia con le rispettive forme nominali; in attesa di un'indagine esauriente condotta su basi genetiche e non semplicemente morfologiche, tutti gli esemplari determinati come C. virgo nelle collezioni o come tali citati in letteratura, ad eccezione di quelli riferibili alla ssp. meridionalis, sono stati attribuiti alla ssp. padana, considerando la forma tipica non presente nella regione; se è vero che le popolazioni riunite sotto il nome di C. v. padana non appaiono a un primo esame del tutto omogenee, d'altronde al momento attuale non esistono nomi per designare le popolazioni non interamente corrispondenti alla padana topotipica del Trentino, in quanto va rilevato che il quadrinomio Calopteryx virgo padana forma schmidti è da considerarsi come nome non disponibile.

 

Si sono inoltre mantenuti per praticità i seguenti nomi: Lestes virens vestalis, nome probabilmente invalido che dovrà pertanto essere sostituito da Lestes marikovskii (Samraoui et al., 2003), Cercion lindeni, per il quale recenti studi hanno definitivamente confermato l'appartenenza al genere Erythromma (Weekers et al., 2004), e Gomphus flavipes, del quale riteniamo giustificata l'inclusione nel genere Stylurus; da ricordare che sotto il nome Stylurus flavipes la specie è inclusa nella Direttiva CEE “Habitat”.

 

Tutti i dati elencati, nei limiti del possibile, sono stati verificati mediante controlli diretti nei materiali di collezione, ed ove necessario si è proceduto alle opportune correzioni. Le citazioni e le località ritenute dubbie o sicuramente errate sono state evidenziate nelle note, così come gli esemplari non reperibili nelle collezioni in cui risultavano conservati. Le segnalazioni vanno pertanto ritenute attendibili quando non altrimenti specificato. Le località elencate coprono tutte le province lombarde, anche se in maniera tutt’altro che omogenea, in quanto per un insieme di fattori il numero di stazioni varia considerevolmente in relazione alle diverse zone indagate.

 

Le categorie corologiche adottate sono quelle proposte da Vigna Taglianti et al. (1992); le notizie sull’ecologia e lo status conservazionistico delle diverse specie sono il risultato di osservazioni da noi personalmente condotte nell’arco degli ultimi decenni, e devono intendersi valide limitatamente all'areale noto in Lombardia.

Purtroppo nel corso di tale periodo, a causa di un generalizzato e progressivo peggioramento qualitativo della maggior parte dei corpi idrici superficiali, abbiamo assistito ad un impoverimento complessivo del popolamento odonatologico del nostro paese; tale situazione solo negli ultimi anni sembra presentare un’inversione di tendenza, cui tuttavia contribuiscono in parte rilevante gli elementi macrotermi e quelli opportunisti, mentre la situazione degli elementi microtermi rimane in generale precaria se non proprio critica. Tale situazione ha interessato anche la Lombardia, regione che ospita il più elevato numero di specie di Odonati. Di queste, almeno due, Nehalennia speciosa ed Epitheca bimaculata, devono essere considerate con tutta probabilità estinte sul territorio lombardo, mentre per quanto riguarda Sympecma paedisca e Lestes macrostigma, entrambi rinvenuti in una singola stazione e in un’unica occasione e mai più osservati in seguito nonostante ripetute ricerche, la loro effettiva presenza stabile rimane da confermare.

Le ultime segnalazioni certe di Nehalennia speciosa risalgono a oltre 30 anni fa e si riferiscono ai due soli biotopi lombardi noti per la specie, la Lagozzetta di Besnate (VA) e le Torbiere d’Iseo (BS). In entrambi i casi l’apparente scomparsa della specie è stata in evidente relazione con l’abbassamento del livello dell’acqua dovuto a situazioni di prolungata siccità, con conseguente prosciugamento totale dei particolari microhabitat cui la specie è legata, cioè le praterie allagate a Parvocaricetum, per lunghi periodi, incluso l’intero arco di tempo in cui avrebbero dovuto compiersi gli sfarfallamenti; una situazione del genere si è verificata alle Torbiere d’Iseo per l’intero periodo primaverile-estivo nel 1973, anno a partire dal quale la specie non è più stata osservata, nonostante il ritorno dei suddetti microhabitat a condizioni apparentemente normali negli anni immediatamente successivi. Le condizioni di siccità attualmente divenute croniche, con il prosciugamento ormai permanente o quasi degli ambienti suddetti, e la mancanza di avvistamenti recenti fanno temere una probabile avvenuta estinzione, analogamente a quanto verificatosi negli ultimi decenni in gran parte d’Europa, anche se non si può escludere con assoluta certezza che qualche piccola colonia sia riuscita a salvarsi, in particolare alle Torbiere d’Iseo, data la vastità e varietà degli ambienti presenti, spesso di difficile accesso. Sarebbe auspicabile effettuare al più presto un programma di censimento e mettere in atto, ove possibile, misure di ripristino dei microhabitat. Va sottolineato che la specie è dotata di modestissime capacità di spostamento, il che rende oltremodo problematica un'eventuale ricolonizzazione di biotopi che abbiano riacquistato caratteristiche idonee, una volta che le popolazioni locali siano totalmente estinte.

 

Epitheca bimaculata, segnalata in Italia per l'ultima volta nel 1906, è da ritenersi probabilmente estinta sull'intero territorio nazionale, anche in considerazione del fatto che le poche stazioni note sono andate incontro a pesante degrado ambientale (Lago di Garda) o a totale distruzione (Laghetti di Marco e Lago di Loppio, in Trentino). Fortunatamente la specie, dopo avere subito fino agli ultimi decenni del XX secolo un regresso che sembrava averla portata sull'orlo dell'estinzione in Europa, negli ultimi anni in alcune aree anche limitrofe al nostro territorio, ad esempio in Slovenia, appare in notevole ripresa, con popolazioni anche di grande consistenza numerica. E. bimaculata è un potente volatore, dotato di capacità di spostamento e quindi di ricolonizzazione ben diverse da quelle di N. speciosa, il che potrebbe fare ben sperare in un suo ritorno in Italia. D'altro canto l'esistenza di rigogliose popolazioni insediate in territori limitrofi al nostro Paese, e quindi verosimilmente non dissimili dal punto di vista genetico da quelle ivi presenti in passato, nonché utilizzabili per prelievi di individui allo stadio larvale senza alcun rischio per la vitalità delle stesse, potrebbe al limite rendere proponibile un eventuale tentativo di reintroduzione di E. bimaculata in Italia.