Insecta

Lepidoptera

Papilionidae

Codice lista italiana: 089.014.0.001.0

Parnassius apollo (Linnaeus, 1758)

Apollo

Descrizione della specie

 

Corologia

 

Rarità generale, fragilità, status di protezione

 

Strategie di conservazione

 

Tipologie di intervento

 

Cosa non fare

 

Bibliografia

 

maschio

 

ambiente di vita di P. apollo

 

femmina

 

I

 

 

Descrizione della specie

Lepidottero di grande taglia, con apertura alare di 7-8 cm; le ali sono bianche e sulla pagina superiore sono ornate, sul paio posteriore, di due grossi ocelli rossi bordati di nero e con centro bianco; ci sono tuttavia molte variazioni nella colorazione. Il modo di volare di questa specie è caratteristico, piuttosto lento e faticoso, spesso planato, assai volteggiato e stazionario.

 

Abita i pendii montani soleggiati e fioriti, con vegetazione aperta; le specie dei generi Sedum (S.telephium, S.album, S.rupestre, S.rosea) e Sempervivum sono conosciute quali piante ospiti dei bruchi. Si rinviene pertanto in praterie montane e subalpine, soprattutto su suolo magro e pietroso; sulle Alpi si rinviene dai 500 ai 2800 m di quota.

 

Normalmente le piccole larve svernano all’interno delle uova. Solo raramente le uova schiudono in autunno e le giovani larve svernano senza protezione. Le larve sono lunghe fino a 4-5cm, nere con macchie tondeggianti gialle o rossastre, e si alimentano solo nelle ore di maggiore luce; Le pupe sono protette da bozzoli posizionati sotto pietre o detriti vegetali e si osservano da maggio a luglio. Lo sfarfallamento degli adulti avviene in luglio-agosto.

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Corologia

Largamente diffusa sulle montagne dell’Europa e dell’Asia (Tien-Shan, Siberia, Yakutia, Urali settentrionali, Transcaucasia, Asia Minore, Asia centro-orientale, Mongolia), nelle regioni settentrionali si rinviene anche a quote basse. Presente in tutta l’Italia (ad esclusione della Sardegna), limitatamente alle catene alpina ed appenninica e alle Madonie. Anche in Lombardia è specie diffusa su Alpi e Prealpi, ma forma colonie piuttosto localizzate.

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Rarità generale, fragilità, status di protezione

Figura nell’Allegato IV della direttiva 92/43/CEE (direttiva "habitat"), relativo alle specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa.

Figura nell’Allegato II della Convenzione di Berna, relativo alle specie faunistiche assolutamente protette.

Compare con lo status “Vulnerabile” nella lista rossa della IUCN.

Considerato “Minacciato” nella lista rossa di Groppali & Priano (1992).

Non considerato minacciato nella Check List delle specie della fauna italiana di Balletto e Cassulo (1995).

 

Si evidenzia che per l’elevatissimo interesse faunistico dei prati magri, tutti gli invertebrati di tali ambienti e delle praterie primarie in genere e, in particolare, tutti gli invertebrati delle stazioni steppiche, di brughiera o xerotermiche, sia in ambito di montagna che di pianura, sono considerati di prioritario interesse faunistico e pertanto inclusi nelle schede degli interventi prioritari per gli invertebrati.

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Strategie di conservazione

A - Intervento diretto sulla zoocenosi

B - Intervento diretto sull’habitat

C - Attività di monitoraggio

D - Azione sulla componente sociale

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Tipologie di intervento

Come tutti i papilionidi, P.apollo è specie grande e vistosa, gradita ai collezionisti; è quindi opportuno vietare la cattura e l’uccisione di questa specie, fatte salve le esigenze della ricerca scientifica.

 

Tra i principali fattori di minaccia alla sopravvivenza delle nostre popolazioni c’è la ripresa di dinamiche naturali di arbustamento ed imboschimento dei pendii come conseguenza dell’abbandono di pratiche agricole tradizionali: queste ultime attività dovrebbero quindi essere localmente incentivate ed eventualmente integrate da interventi diretti finalizzati al mantenimento o al ringiovanimento di ambienti aperti adatti, ossia prati magri ricchi di fiori intercalati a cenosi erbacee discontinue, xerofile, su substrato roccioso o pietroso talora affiorante e con importante presenza di crassulacee; più in generale, potranno rivelarsi opportune tutte le attività, comunque condotte sotto controllo tecnico-scientifico, che ostacolino l’evoluzione forestale degli ambienti ospitanti significative popolazioni della specie, ossia: sfalcio di prati e di altri habitat di alimentazione; incentivazione del pascolo estensivo; realizzazione di interventi agricoli sperimentali in condizioni controllate.

 

Sarebbe assai utile avviare un programma di monitoraggio delle presenze reali e potenziali della specie a livello lombardo, oltre alla definizione della consistenza delle popolazioni note; tutto ciò dovrà portare ad iniziative specifiche, che portino all’acquisizione di informazioni necessarie alla progettazione di forme di intervento mirate.

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Cosa non fare

Favorire il rimboschimento naturale o artificiale degli habitat della specie. Cementificare pareti rocciose per la loro messa in sicurezza; riparare i muretti a secco distruggendone la flora.

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Bibliografia

  1. AA.VV., 1987, Les papillons de jour et leurs biotopes. Ligue Suisse pour la Protection de la Nature. Balê.

  2. Balletto E., Cassulo L.A., 1995, Lepidoptera Hesperoidea, Papilionoidea. In: Minelli A., Ruffo S., La Posta S. (eds.), Checklist delle specie della fauna italiana, 89. Calderini, Bologna.

  3. Chinery M., 1989, Butterflies and day flying moths of Britain and Europe. Collins Sons and Co.Ltd (trad.italiana di A.Brangi, L.Canova, P.Rosa: “Farfalle d’Italia e d’Europa”,  1990, Istituto Geografico De Agostini, Novara).

  4. Groppali R., Priano M., 1992. Invertebrati non troglobi minacciati della fauna italiana. In: Pavan M. (a cura di), Contributo per un “libro rosso” della flora e della fauna minacciate in Italia. Istituto di Entomologia dell’Università di Pavia, Pavia.

  5. Prola G., Prola C., 1990, Libro rosso delle farfalle italiane. Quaderni WWF, 13.

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