Insecta

Lepidoptera

Nymphalidae

Codice lista italiana: 089.056.0.001.0

Euphydryas aurinia (Rottemburg, 1775)

Descrizione della specie

 

Corologia

 

Rarità generale, fragilità, status di protezione

 

Strategie di conservazione

 

Tipologie di intervento

 

Cosa non fare

 

Bibliografia

 

 

 

 

 

Descrizione della specie

Rara farfalla di 30-46 mm, piuttosto vistosa, con colore fondamentale delle ali arancio con macchie gialle, bianche e nere (si tratta comunque di una colorazione piuttosto frequente nell’ambito dei ninfalidi; meno comune è la serie di punti neri disposti ad arco su entrambi i lati delle ali posteriori). Le uova sono deposte ammassate sul lato inferiore delle foglie della pianta nutrice; inizialmente sono gialle ma gradualmente diventano brune e nell’arco di tre settimane schiudono; si rinvengono da maggio a luglio. Lo stadio larvale dura circa dieci mesi, da giugno all’aprile successivo; il bruco, lungo circa 30 mm, è nerastro e dotato come nelle altre specie di ninfalidi di tubercoli spinosi assai vistosi; gran parte del ciclo larvale si svolge in modo gregario, con diversi individui viventi assieme entro una sorta di nido di seta; l’inverno viene affrontato dal bruco entro un bozzolo di seta. Le pupe si rinvengono in aprile-maggio e sono sospese con il capo verso il basso entro la vegetazione densa. Gli adulti volano tra la metà di aprile e la metà di luglio.

 

Si rinviene in zone umide, ma non è esclusiva di tali ambienti; le piante nutrici sono infatti diverse (Plantago lanceolata, Succisa pratensis, Knautia arvense, Scabiosa sp., Gentiana sp., nella penisola iberica anche Lonicera); l’habitat è comunque circoscritto a prati polifiti permanenti (prati magri, prati umidi a Molinia coerulea, paludi, brughiere), collocati dal piano fino anche a 2800 m di quota. Rarissime le popolazioni di pianura, ma abbastanza comune sulla Alpi.

 

Le popolazioni di E. aurinia sono soggette a sensibili variazioni di anno in anno; tra gli altri fattori, pare importante il ruolo di un imenottero parassita, Cotesia bignellii.

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Corologia

Farfalla rara ma con areale piuttosto ampio in Europa (con esclusione delle zone orientali della Gran Bretagna, della parte settentrionale della penisola finnoscandinava, di gran parte delle penisole italiana e greca, di Corsica, Sardegna, Sicilia), si spinge ad est fino a Russia, Urali, Asia Minore, regioni temperate dell’Asia, Corea. In Italia è segnalata al nord e nell’Appennino Centrale. In Lombardia la forma planiziale moritura è pressoché estinta ed è molto minacciata la forma montana comacina. Diffusa sulle Alpi la forma glaciegenita, da alcuni autori ritenuta specie distinta.

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Rarità generale, fragilità, status di protezione

Figura nell'Allegato II della direttiva 92/43/CEE (direttiva "habitat"), relativo alle specie di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione.

Figura nell’Allegato II della Convenzione di Berna, relativo alle specie faunistiche assolutamente protette.

E’ considerata minacciata in Olanda, Ungheria, Polonia e vulnerabile in tutto l’areale. E’ specie protetta in Irlanda del Nord e in Germania.

 

Si evidenzia che tutti gli invertebrati dei prati umidi e dei prati aridi sono considerati di prioritario interesse gestionale e pertanto inclusi nelle schede degli interventi prioritari per gli invertebrati.

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Strategie di conservazione

A - Intervento diretto sulla zoocenosi

B - Intervento diretto sull’habitat

C - Attività di monitoraggio

D - Azione sulla componente sociale

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Tipologie di intervento

Si tratta di una specie piuttosto appariscente, la cui cattura a scopo collezionistico dovrebbe essere vietata.

Le bonifiche delle zone umide e lo sviluppo agricolo degli scorsi decenni hanno seriamente danneggiato le popolazioni di questa farfalla, per la quale dovrebbero essere intraprese innanzitutto azioni idonee alla conservazione e all’incremento degli habitat; le misure gestionali fondamentali si possono pertanto individuare nelle seguenti: mantenimento di zone umide ospitanti praterie igrofile a Molinia coerulea con importante presenza di Succisa pratensis; ripristino e ricostituzione di zone umide estese, sempre con importante presenza di molinieti o comunque prati polifiti permanenti; mantenimento o ringiovanimento di ambienti aperti (praterie primarie, prati umidi, prati magri, praterie xeriche, pascoli e brughiere) soprattutto in ambito prealpino, anche attraverso locale decespugliamento. Naturalmente, è essenziale prevenire il rischio di incendio, sia nelle praterie montane che nelle zone umide.

Si evidenzia che molti degli interventi suggeriti sono agevolati dall’erogazione di appositi incentivi per l’esercizio di attività agro-silvo-pastorali tradizionale; a questo riguardo, anche la riduzione dell’impiego di erbicidi ed insetticidi nell’agricoltura  può essere assai utile. Dannosissimo è il pascolo.

 

Gli interventi elencati potrebbero essere coordinati, meglio inquadrati e specificati nell’ambito di un piano d’azione specifico, elaborato a livello regionale previa acquisizione di dati sulle presenze reali e potenziali della specie e sulla definizione della consistenza delle popolazioni più rappresentative.

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Cosa non fare

Bonificare le zone umide; assoggettare a coltura o comunque alterare prati naturali e seminaturali (soprattutto prati umidi e prati aridi)

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Bibliografia

  1. AA.VV., 1987, Les papillons de jour et leurs biotopes. Ligue Suisse pour la Protection de la Nature. Balê.

  2. Balletto E., Cassulo L.A., 1995, Lepidoptera Hesperoidea, Papilionoidea. In: Minelli A., Ruffo S., La Posta S. (eds.), Checklist delle specie della fauna italiana, 89. Calderini, Bologna.

  3. Chinery M., 1989, Butterflies and day flying moths of Britain and Europe. Collins Sons and Co.Ltd (trad.italiana di A.Brangi, L.Canova, P.Rosa: “Farfalle d’Italia e d’Europa”,  1990, Istituto Geografico De Agostini, Novara).

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