Minacce e protezione dei Lepidotteri

In questi ultimi decenni, a partire dagli anni 50 e 60 del secolo scorso, si è verificata una progressiva rarefazione di lepidotteri, con la scomparsa o il declino di diverse specie in molte località, oltre alla riduzione della consistenza numerica delle popolazioni anche di specie comuni, nella maggior parte del territorio lombardo.

 

Le principali cause del declino sono ben note a tutti ed imputabili al diffuso inquinamento atmosferico, soprattutto veicolare, con il depositarsi di polveri sottili sulla vegetazione e sui fiori; all’eccessiva antropizzazione del territorio; all’uso di insetticidi e diserbanti in agricoltura, che se nebulizzati si depositano anche sulla vegetazione circostante le colture e all’alterazione o distruzione di molti dei residui habitat grandi e piccoli, situati all’infuori delle aree protette.

 

 

A queste si aggiungono molte altre cause meno note e non sempre imputabili all’azione diretta dell’uomo:

 

 

A queste si potrebbe aggiungere un lungo elenco di altre cause minori, che nel loro insieme contribuiscono sensibilmente alla rarefazione dei lepidotteri.

A seguito di quanto sopra, appare evidente che l’attuale legislazione di tutela degli habitat e degli insetti, anche se particolarmente sensibile al problema, può contribuire solo parzialmente all’effettiva salvaguardia della fauna entomologica, in quanto regolata da norme spesso difficilmente applicabili nel contesto del territorio, soprattutto all’infuori delle aree protette, sia per le difficoltà di controllo, sia per la dispersione degli habitat e le numerose e differenti ecologie e biologie dei lepidotteri, oltre alla scarsa informazione delle autorità locali e degli operatori agricoli, forestali e turistici. A questo proposito è utile consultare il documento “Entomolex” di A. Ballerio www.socentomit.it/italiano/Ballerio.html

che offre un’ampia ed aggiornata rassegna della legislazione vigente internazionale, comunitaria, nazionale e regionale, corredata da approfonditi commenti.

 

Che nella nostra regione la più grossa fetta di biodiversità naturale stia tra gli invertebrati e in particolare tra gli insetti non è certo un mistero tra gli studiosi e gli appassionati; tuttavia, questa consapevolezza non può certo dirsi acquisita dalla più larga parte della popolazione e, in particolare, anche tra chi è chiamato ad assumere decisioni tali da incidere sulla conservazione della natura spesso manca una chiara informazione sulla reale entità degli impatti che possono interessare questa delicata ed essenziale componente.

 

Nell’auspicare in un prossimo futuro una più consapevole e diffusa sensibilità naturalistica, che induca ad un più reale e meno retorico rispetto dell’ambiente e del paesaggio naturale, si deve comunque sollecitare la più rigorosa applicazione delle norme e delle direttive oggi disponibili almeno nei biotopi di maggior interesse naturalistico. In particolare, in Lombardia, ciò deve essere fatto innanzitutto a partire dal sistema regionale delle aree protette di cui alla LR 86/83 e dai siti di Rete Natura 2000 (Siti di Importanza Comunitaria e Zone di Protezione Speciale) individuati a seguito della direttiva 92/43/CEE (la direttiva “Habitat“, del 21 maggio 1992) e della direttiva 79/409/CEE (la direttiva “Uccelli”, del 2 aprile 1979); in tale modo si può immediatamente contribuire ad una effettiva anche se geograficamente limitata tutela delle farfalle.

 

Nel contempo, alcune semplici regole operative potrebbero essere più diffusamente introdotte nelle norme e negli strumenti in grado di incidere sulla gestione del territorio, sempre allo scopo di raggiungere alcuni risultati positivi e stabili; tra questi accorgimenti, si ricordano i seguenti:

 

 

 

Dopo queste brevi osservazioni, evitando di approfondire eccessivamente un argomento piuttosto complesso nei suoi molteplici aspetti, vengono elencati e descritti per sommi capi i documenti relativi a norme e direttive internazionali, comunitarie, nazionali e regionali per la conservazione degli ambienti e degli insetti.