L' Oltrepò Pavese

foto Kate Maciejewska

 

Si tratta dell’unica area collinare preappenninica e montana appenninica di Lombardia, situata in provincia di Pavia ed inserita fra la Val Scrivia nel basso Piemonte e la Val Trebbia in Emilia, culminando nei Monti Penice, Lesina e Chiappo a pochi chilometri dal confine con la Liguria.

 

L’Oltrepò Pavese è caratterizzato da un paesaggio ondulato e variopinto, dal clima prettamente appenninico, all’inizio collinare con prati, campi di cereali, frutteti e vigneti, alternati a prati magri cespugliati, boschi radi termofili e macchie submediterranee, per lasciare spazio man mano che ci si inoltra verso il crinale appenninico, ad un paesaggio submontano e montano, con superfici forestali più consistenti, con castagneti e faggete.

 

Pur non essendo a conoscenza di specifiche ricerche sulle popolazioni di Ropaloceri in grado di quantificarne l’esatta consistenza, l’Oltrepò Pavese, grazie anche alla diversificazione floristica che lo caratterizza e alla bassa pressione antropica, ospita sicuramente un gran numero di specie di Ropaloceri, tra i più alti delle province lombarde: comprende infatti oltre a buona parte delle specie planiziali, collinari e montane anche diversi elementi mediterranei appenninici, con presenze in parte confermate ed in parte da confermare, in quanto segnalate per località limitrofe della Val Trebbia nel Piacentino o dell’Appennino ligure-emiliano.

 

 

Fra le specie più significative degli ambienti preappeninici ed appenninici del versante padano vanno ricordate:

 

 

A conclusione di queste note, viene segnalata in Lombardia la presenza di Cacyreus marshalli, Licenide esotico dell’Africa australe, importato con i gerani coltivati (Pelargonium sp.) a cui è infeudato e cui risulta assai dannoso per la voracità dei suoi piccoli bruchi, che divorano la parte interna dei fusti ed i boccioli fiorali al punto da indurre alla sostituzione dei gerani ornamentali con altre specie di fiori in alcune località turistiche del Mediterraneo. La specie, già nota dell’Italia meridionale e del bacino del Mediterraneo fino agli anni ’90 del secolo scorso, si è rapidamente diffusa anche nell’Italia settentrionale fino alla cerchia alpina, dove le prime segnalazioni risalgono agli anni 2002-2003.