Un esempio di sperimentazione

Il progetto

Un esempio di sperimentazione che ha visto lapposizione di numerosi rifugi di diverso genere è stato condotto nell'ambito di un progetto Life-Natura condotto nella Riserva Naturale del Sasso Malascarpa tra il 1999 e il 2001. Nel corso del 2000 nel territorio della Riserva sono stati collocati tre differenti tipologie di rifugio: 1) cassette rifugio costituite in legno, di dimensioni di 45x35x15 cm, divise in tre camere e aperte inferiormente per permettere l'accesso dei pipistrelli (Figura 7.24); il pannello posteriore si prolunga per alcuni cm oltre il limite inferiore delle camere interne, con la funzione di superficie di atterraggio per i soggetti che occupino il rifugio; nella parte superiore hanno un vano accessibile dallesterno in grado di ospitare piccoli rilevatori dei parametri microclimatici, mentre sul lato posteriore hanno un listello di fissaggio della lunghezza di 70cm; 2) cavità del tipo a fessura create mediante lausilio della motosega sui tronchi degli alberi destinati al taglio selettivo; tali rifugi sono costituite da lunghe fessure oblique con uninclinazione prossima alla verticale, dello spessore di circa 2,5 cm e della profondità di circa 20 cm; 3) cavità del tipo a tassello create asportando una parte di tronco (delle dimensioni minori della metà di questo), quindi scavando e ricollocando in sede la parte asportata lasciando al suo interno una camera verticale; per fissare nuovamente il tassello asportato all'albero, vengono utilizzate viti autofilettanti, che consentono successive rimozioni per i controlli; nella parte inferiore del tassello viene lasciato una apertura di ingresso per i pipistrelli.

 

Figura 7.24. Cassetta rifugio a tre camere dislocata su albero. La vista dal basso consente di osservare un pipistrello allinterno del rifugio (foto di M. Favaron).

 

Le cassette collocate nelle Riserva sono state verniciate di nero, soluzione consigliata qualora la media della temperature massime in luglio sia inferiore a 15°C, poiché lesposizione al sole nell'ambito di un ambiente montano può essere non sempre abbondante. Le giunzioni del legno sono state stuccate per evitare infiltrazioni dacqua, e sono state utilizzati chiodi e viti in acciaio inossidabile per resistere alla continuata esposizione ai fenomeni atmosferici. Lingresso alle camere è stato progettato con apertura sul lato inferiore della cassetta, e senza superfici di appoggio orizzontali, per evitare la sosta di potenziali predatori e loccupazione dei rifugi da parte di specie di micromammiferi non desiderate. Per quanto riguarda il posizionamento delle singole cassette rifugio, si è spesso fatto ricorso al supporto di tronchi di alberi di idonea dimensione, quando così facendo sia stato possibile rispettare dei criteri tali da favorire linsediamento dei Chirotteri nelle cassette: altezza dal suolo della cassetta di almeno 3 m; esposizione tale da consentire il maggior numero di ore di insolazione; immediate vicinanze della cassetta sgombre da rami (o sfrondabili) sia dell'albero di supporto che degli alberi circostanti (meglio se l'albero scelto si trova sui margini del bosco o in unarea aperta); agevole accessibilità mediante scala da parte degli operatori (per consentire le operazioni di controllo e pulizia). In assenza di individui arborei rispondenti ai requisiti citati, o in presenza di soli individui di pregio, le cassette sono state collocate su pali ricavati da tronchi. L'impiego dei pali dovrebbe garantire una maggiore probabilità di occupazione e, quando posti a più di 6 metri dal limitare del bosco, un minor rischio di predazione (Stebbins & Walsh, 1997, Tuttle & Hensley, 1993). La vegetazione nelle immediate vicinanze delle cassette, qualora eccessivamente fitta, è stata oggetto di sfoltimento, per consentire una più facile individuazione ed accessibilità ai Chirotteri. I rifugi del tipo a fessura e a tassello, definite cavità seminaturali, hanno la funzione di simulare spaccature naturali dei tronchi o nidi costruiti dai picchi, naturalmente utilizzati come rifugi dai Chirotteri. Per la creazione delle cavità, andrebbero privilegiati alberi già morti o morenti. Essi andrebbero inoltre capitozzati sopra il punto in cui vengono ricavate le cavità per ridurre il rischio di schianto. La capitozzatura sulle piante vive utilizzate ne causa la rapida morte e riduce così al minimo lemissione di resina o linfa nelle cavità. In totale sono state collocate 50 cassette rifugio e sono state ricavate negli alberi 19 cavità del tipo a fessura e cinque cavità del tipo a tassello. I lavori di collocazione dei rifugi artificiale e di scavo di quelli semi-naturali sono stati svolti tra marzo e giugno e i primi controlli, per verificare il tempi di occupazione e la dinamica di utilizzo dei rifugi della zona sono stati eseguiti tra luglio e ottobre. Lanno seguente i controlli sono stati eseguiti tra marzo e ottobre.

 

Il rilevamento dei parametri microambientali

E noto che uno dei fattori più critici per la sopravvivenza dei pipistrelli è il mantenimento di un bilancio energetico adeguato che viene ottenuto mediante strategie di tipo fisiologico, come lo stato di torpore diurno e libernazione, o comportamentale, come la riproduzione comunitaria allinterno di nursery e l'utilizzo di rifugi con adeguate condizioni di temperatura ed umidità (Altringham, 1998). Si è ritenuto quindi che uno dei fattori che potessero condizionare loccupazione di cassette e cavità collocate nell'ambito del progetto, e al di fuori di esso, sia dato dalle condizioni microclimatiche in esse presenti.

In un certo numero di rifugi era stato quindi previsto il monitoraggio dei parametri microambientali. Per il rilevamento di temperatura ed umidità allinterno dei rifugi si è fatto ricorso a rilevatori di temperatura e umidità che acquisivano in modo automatico i dati ad intervalli di tempo regolari (datalogger). I rifugi in cui collocare gli strumenti sono stati scelti in modo di essere il più rappresentativi possibile di tutte le condizioni ambientali (quota, esposizione, tipologia vegetazionale) presenti nella Riserva. I dati ricavati sono stati oggetto di analisi statistiche per la determinazione delle correlazioni tra tipi di rifugi e microclima presente in essi.


Le occupazioni

Le prime occupazioni sono avvenute nel mese di ottobre 2000, a circa cinque mesi dalla collocazione dei rifugi. Il fatto che le prime occupazioni dei rifugi siano avvenute a distanza di anche molti mesi dalla loro collocazione è stato verificato anche in altri lavori (Altringham & Bullock, 1988), nei quali il massimo livello di occupazione è stato raggiunto solo al terzo anno. Va anche rilevato che la prima occupazione si è verificata in tutte le zone di collocazione dei rifugi nel mese di ottobre. Tale periodo corrisponde a quello di abbandono dei roost estivi a favore di quelli invernali. I rifugi sono stati utilizzati da pipistrelli appartenenti ai generi Plecotus (Figura 7.25) e Pipistrellus/Hypsugo, in modo non particolarmente dissimile da quanto verificato in Scozia (Altringham & Bullock, 1988). Si è deciso di non effettuare la determinazione specifica dei soggetti occupanti i rifugi, possibile solo mediante cattura, per minimizzare il rischio di abbandono dei rifugi a seguito dellinevitabile disturbo. Nel seguito della trattazione gli individui appartenenti ai generi Pipistrellus o Hypsugo. Le osservazioni di pipistrelli nei rifugi sono state complessivamente 42, di cui 23 attribuibili al genere Plecotus, 17 al genere Pipistrellus/Hypsugo e due non determinabili. Nel caso di Plecotus i rifugi non sono mai stati occupati da più di un individuo alla volta, mentre per Pipistrellus/Hypsugo due animali hanno occupato in contemporanea sia lo stesso scomparto sia due diversi scomparti dello stesso rifugio (Figura 7.26).

Figura 7.25. Orecchione (Plecotus sp.) in una cassetta rifugio (foto di M. Favaron)..

 

Figura 7.26. Coppia di Pipistrellus/Hypsugo insediati in una cassetta (foto di M. Favaron)..

 

Si è manifestato un utilizzo preferenziale per le cassette rifugio. Complessivamente sono risultate utilizzate sette dei 50 rifugi collocati (pari al 14%, percentuale rilevante trattandosi della fase iniziale della sperimentazione). Se da una parte è noto che la percentuale di occupazione delle cassette può raggiungere il 60% (Altringham & Bullock, 1988), è anche vero che tale valore è stato raggiunto in ambienti differenti e solo al terzo anno dalla collocazione dei rifugi. Per contro, il tasso di utilizzo delle cassette raggiunge talora solo il 5% (Fenton, 1998). Delle 19 fessure presenti, solo una è stata utilizzata (pari al 5%). Non è invece avvenuta loccupazione di nessuno dei cinque tasselli.

 

L'utilizzo preferenziale dei rifugi artificiali rispetto alle restanti tipologie, che pur dovrebbero essere più simili ai rifugi utilizzati in natura dai Chirotteri, è probabilmente attribuibile alla loro maggiore individuabilità e soprattutto alle più favorevoli condizioni microambientali. Sia Plecotus che Pipistrellus hanno utilizzato tanto rifugi in habitat aperto che nel bosco: Plecotus ha utilizzato in 12 casi rifugi entro o nei pressi di una radura e in 11 casi rifugi nel bosco di Abete rosso, senza una preferenza apparente. Sembra probabile che ad utilizzare i rifugi siano stati pochi individui, che hanno hanno utilizzato a rotazione i rifugi disponibili, con un comportamento già noto per questo genere (Swift, 1998) così come per altri Chirotteri (Fenton, 1998). Vale anche la pena rilevare che l'utilizzo della fessura si è sempre verificato dopo periodi di forte vento. Pipistrellus ha manifestato una preferenza per le aree boschive. Anche in questo caso pare che loccupazione delle cassette sia stata attuata da un numero limitato di individui fedeli che, pur attuando l'utilizzo a rotazione dei rifugi, hanno manifestato una preferenza per pochi di essi. E da ritenere che in condizioni microambientali stabili e favorevoli i pipistrelli utilizzino un rifugio preferenziale mentre, variazioni da tale condizione ottimale determinino la scelta di altri rifugi temporaneamente più favorevoli.

 

A grandi linee la dinamica di occupazione dei rifugi potrebbe configurarsi nelle seguenti fasi: prima occupazione autunnale ad opera di giovani in dispersione; rioccupazione dei rifugi, ad opera degli stessi individui, nella primavera successiva; incremento dell'utilizzo del numero di cavità artificiali nellarea; effetto di attrazione su ulteriori individui, soprattutto in periodo autunnale.

 

Linfluenza dei parametri microambientali

La collocazione dei rilevatori di temperatura e di temperatura ed umidità relativa allinterno di 17 rifugi ha consentito di monitorare landamento delle temperature e, in cinque casi, umidità per un periodo che è andato da agosto 2000 a settembre 2001. I dati raccolti per quanto riguarda la temperatura sono stati utilizzati per ricavare le temperature massime, minime e medie giornaliere nonché le escursioni termiche di ogni rifugio monitorato.

Le fessure sono generalmente caratterizzate da uninerzia termica significativamente superiore ai rifugi artificiali, determinando in genere condizioni di temperatura massima più bassa e temperatura minima più alta rispetto a questi ultime; per questo motivo sono probabilmente usate allinizio della stagione di attività dei Chirotteri (Figura 7.27), quando le temperature minime nella Riserva sono ancora molto basse (la Riserva Naturale del Sasso Malascarpa è infatti situata a quote comprese tra i 600 e i 1200 m).

 


 

Figura 7.27. Andamento delle temperature minime e massimo (medie mensili) rilevate allinterno di fessure (A), rifugi posizionati su palo (B), rifugi posizionati su albero in prossimità di radure o ai margini del bosco (C), rifugi posizionati su albero allinterno del corpo boschivo (D) e frequenza di occupazione da parte dei Chirotteri. La frequenza di occupazione è intesa come: numero di rifugi occupati della tipologia in oggetto/numero totale di rifugi per tipologia in oggetto/numero di controlli effettuati.

 


I rifugi artificiali sono stati posizionati con differenti modalità: 1) su palo, 2) su albero in prossimità di radure, oppure 3) su albero allinterno dei corpi boschivi. I dati raccolti dai datalogger hanno evidenziato (Figura 7.27) come nei mesi a maggiore insolazione (giugno, luglio ed agosto) le cassette a maggiore esposizione (cassette posizionate su palo o su albero in prossimità di radure o ai margini del bosco) raggiungono temperature massime significativamente più alte di alcuni gradi rispetto alle cassette posizionate allinterno dei corpi boschivi ed in particolare quelle posizionate su palo hanno temperature minime significativamente più basse delle altre, anche se di pochi gradi, nei mesi di luglio ed agosto. Nei mesi a minore insolazione le differenze tra temperature massime diminuiscono, ed è da notare come in settembre ed ottobre siano le cassette posizionate su albero in prossimità di radure ad avere le temperature massime significativamente più alte delle altre, probabilmente in virtù della minore esposizione agli agenti atmosferici nei giorni di cattivo tempo. Per quanto concerne lumidità, come ci si poteva attendere, nei rifugi posizionati nel bosco è stata osservata una generale maggiore umidità rispetto ai rifugi posizionati in condizioni di forte esposizione (su palo) e valori intermedi sono stati osservati nei rifugi posizionati nel bosco in vicinanza a radure.

 

Nelloccupazione dei rifugi vi è una chiara preferenza per le cassette posizionate allinterno del bosco nella prima parte della stagione di attività dei Chirotteri (maggio-luglio); tale tipologia di rifugio viene tuttavia abbandonata nei mesi di settembre-ottobre quando le temperature massime risultano troppo fredde per la permanenza degli individui al suo interno. Al contrario, i rifugi posizionati in ambiente semi-aperto vengono utilizzati in modo scarso tra maggio e luglio con un incremento in agosto e un massimo in settembre-ottobre, quando i Chirotteri si spostano verso questo tipo di rifugio, tendenzialmente più caldo. La mancanza di occupazione dei rifugi posizionati su palo è da imputare principalmente allo scarso grado di umidità presente durante tutta la stagione di attività dei Chirotteri: infatti uno dei maggiori problemi durante il riposo diurno è quello della disidratazione, fenomeno che si accentua in presenza di bassa umidità ed elevate temperature.

 

Le condizioni microambientali risultano utili allanalisi del comportamento di utilizzo dei rifugi primaverile ed estivo dei Chirotteri, ma, presumibilmente, non sono il fattore decisivo per labbandono delle zone di estivazione a favore di quelle di ibernazione. Questultimo fenomeno è, infatti, dipendente, almeno in parte, dalle disponibilità alimentari che dipendono dalla temperatura ambientale e non dalla temperatura dei rifugi. Lanalisi dei dati ha evidenziato come labbandono dei rifugi della Riserva sia avvenuto in corrispondenza di una diminuzione delle temperature medie al di sotto dei 10°C e delle minime al di sotto dei 5°C e del verificarsi delle prime gelate. Questi valori sono, presumibilmente, molto vicini alle temperature soglia al di sotto delle quali la disponibilità di insetti diminuisce tanto da rendere insostenibile lattività metabolica. E noto, ad esempio, che in periodo riproduttivo Pipistrellus pipistrellus abbandona le aree di foraggiamento quando la densità di insetti scende al di sotto dei 300 individui/1000 m3 daria (Racey & Swift, 1985).