VESPERTILIO DI BLYTH (Myotis blythii)

 

Myotis blythii (foto di P. Bonazzi)

 

È un pipistrello di grosse dimensioni: la lunghezza testa-corpo varia tra 59 e 71 mm, l’apertura alare tra 380 e 400 mm e il peso è di 15-28 g. Il colore del muso, del patagio e delle orecchie è grigio-bruno. La pelliccia sul dorso è brunastra con sfumature nocciola mentre sul ventre è di colore biancastro. Pur assomigliando molto al Vespertilio maggiore (in passato le due specie venivano spesso confuse) lo si può distinguere per le dimensioni leggermente più piccole e per il muso stretto e appuntito.

 

Dato che Myotis blythii e Myotis myotis sono stati distinti come specie solo in data relativamente recente e che ancora oggi non è sempre facile distinguerli in natura, la conoscenza della loro biologia necessita di ulteriori precisazioni; comunque sembra che la biologia di M. blythii sia in complesso molto simile a quella di M. myotis, differendone però sensibilmente per quanto concerne la dieta e, di conseguenza, le aree di foraggiamento preferite. Mentre il Vespertilio maggiore è una specie termofila che frequenta principalmente boschi radi e parchi, M. blythii preferisce la caccia in ambienti di prato, dove sono più abbondanti gli ortotteri. Il Vespertilio di Blyth è presente principalmente in paesaggi carsici, in regioni calde, con rada copertura arborea, fino a 1000 m di quota.

 

I rifugi riproduttivi sono ubicati principalmente nelle caverne, spesso condivisi con Miniopterus schreibersi o con specie del genere Rhinolophus, oltre che con il Vespertilio maggiore. Talvolta utilizza i sottotetti delle abitazioni o dei granai; sono stati ritrovati individui isolati anche in cavità di alberi. I quartieri di svernamento sono costituiti da grotte, gallerie e casematte. Myotis blythii preda soprattutto Artropodi erbicoli, nutrendosi in netta prevalenza di Ortotteri Tettigonidi dalla tarda primavera all’autunno, per lo più di Coleotteri Melolontidi in primavera, quando i Tettigonidi mancano o sono ancora scarsi; predilige pertanto cacciare nelle zone più o meno riccamente erbose, sia primarie (steppe, praterie) sia di origine antropica (prati, pascoli), evitando per esempio le aree aride e denudate, quelle erbose rasate di fresco o degradate e qualsiasi tipo di bosco e foresta. La biologia riproduttiva del Vespertilio di Blyth è poco nota. Le nursery possono ospitare fino a 5000 femmine. Le colonie riproduttive si formano in marzo, spesso miste a M. myotis (quasi invariabilmente nel nord dell’areale, come componente minoritaria), talvolta a Miniopterus schreibersi (Italia centrale). Alle medie latitudini il ciclo sembra sincronizzato con quello di M. Myotis, così che i parti avvengono all’inizio di giugno (un solo piccolo) (Fornasari et al., 1997; Fornasari et al., 1999; Spagnesi & Toso, 1999).

La specie sembra occasionalmente capace di compiere spostamenti di una certa entità; lo spostamento più lungo sinora accertato è di 600 km (Rodrigues et al., 2002).

 

Myotis blythii è presente su tutto il territorio nazionale ad eccezione della Sardegna (Spagnesi & Toso, 1999).

La situazione di M. blythii ricalca sostanzialmente quella di M. myotis. Tenendo conto della distribuzione dei dati raccolti dall’inizio degli anni ‘80 fino al 2001, si può ipotizzare una distribuzione della specie localizzata in Valtellina (Figura 8.10); i dati presenti nell’Atlante dei Mammiferi (Prigioni et al., 2001) riguardano infatti per quanto riguarda le altre localizzazioni dati raccolti attorno agli anni ‘40-50. I dati raccolti nell’ambito del presente progetto indicano la presenza del Vespertilio di Blyth (o di quello maggiore, data l’impossibilità di discernere le ecolocalizzazioni delle due specie) anche in altre aree della regione.

 

Figura 8.10. Distribuzione del Vespertilio di Blyth (Myotis blythii) in Lombardia.

 

Come il Vespertilio maggiore è specie inserita nell’allegato II alla Direttiva Habitat (Dir. 92/43/CEE) “Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione”. È inoltre inserita nell’Allegato II alla Convenzione di Bonn (resa esecutiva in Italia con la Legge 42/1983) che comprende le specie migratrici considerate in cattivo stato di conservazione, per la cui tutela le Parti contraenti s’impegnano a concludere accordi ai fini di conservazione e gestione. La specie è altresì inclusa nel cosiddetto Bat Agreement o Accordo sulla Conservazione dei Pipistrelli in Europa (ratificato in Italia con Legge 104/2005). È inclusa nell’elenco di priorità per il triennio 2003-2006, stilato dai Paesi partner del Bat Agreement, per quanto concerne il loro monitoraggio. È infine inclusa nell’Allegato II “Specie particolarmente protette” della Convenzione di Berna (ratificata in Italia con Legge 503/1981). Secondo la Lista Rossa redatta dall’I.U.C.N. (2004) la specie è “a più basso rischio di estinzione” (LR). Invece secondo la Lista Rossa dei Vertebrati Italiani (Calvario & Sarrocco, 1997), la specie è considerata "vulnerabile”. Dai dati contenuti nei rapporti dell’anno 2003 e 2004 sullo status e gli andamenti dei Chirotteri nei Paesi aderenti al Bat Agreement (e altri Paesi non partner che partecipano tuttavia ai progetti) risulta che la specie è generalmente caratterizzata da un cattivo status di conservazione e che in diversi paesi si è assistito ad un decremento della popolazione (www.eurobats.org). Anche nella nostra regione la specie non gode di uno status di conservazione favorevole: complessivamente, i dati a disposizione indicano che il Vespertilio di Blyth è da considerarsi “vulnerabile”, con un valore di priorità complessiva pari a 9 (“Priorità di conservazione e aree di maggiore importanza”).

 

Il Vespertilio di Blyth risulta nella maggior parte del suo areale di distribuzione europeo minacciato dalla distruzione dei roost ubicati negli edifici, soprattutto attraverso interventi di ristrutturazione di tetti e solai; interventi anche di minima entità portano al cambiamento delle condizioni microclimatiche all’interno dei rifugi oppure li rendono inaccessibili; dall’ utilizzo sostanze altamente tossiche per i Chirotteri per il trattamento del legname usato in edilizia; dalla diminuzione dei rifugi invernali situati in edifici e alberi cavi; dalla frammentazione, isolamento e diminuzione o scomparsa degli habitat ecotonali o prativi di caccia in seguito all’urbanizzazione e all’abbandono delle pratiche agro-forestali tradizionali; e dalla gestione non appropriata delle sponde dei corsi d’acqua, che portano ad una perdita di elementi del paesaggio importanti per i pipistrelli in quanto utilizzati come linee di riferimento nei loro spostamenti tra i rifugi e le aree di foraggiamento (Stebbings, 1988; HMSO; 1995; Mitchell-Jones et al., 1999; Moretti et al., 2003).

Le misure di conservazione della specie passano essenzialmente sul mantenimento dei siti di rifugio e soprattutto dalle nursery situate negli edifici. A tale scopo risulta essenziale la divulgazione e l’educazione delle popolazioni locali, nonché degli enti preposti al controllo della fauna selvatica e di quelli preposti alla gestione dei manufatti pubblici. Particolare attenzione va posta alla tipologia di interventi, tempistica degli stessi e uso di materiali utilizzati nelle ristrutturazione degli edifici. Risulta altresì importante la riqualificazione e la corretta gestione degli habitat ripariali, nonché degli habitat agricoli, con il mantenimento di spalliere arboree, siepi e prati. L’uso di erbicidi ed insetticidi, nonché l’utilizzo di impregnanti per il legno tossici per i Chirotteri, va il più possibile limitato (Stebbings, 1988; HMSO; 1995; Moretti et al., 2003).