SEROTINO COMUNE (Eptesicus serotinus)

Eptesicus serotinus (foto di F. Farina)

 

È un pipistrello di grosse dimensioni: la lunghezza testa-corpo varia tra 62 e 82 mm, l’apertura alare tra 315 e 381 mm e il peso è di 14,4-33,5 g. Il muso è stretto ed è provvisto di una prominenza ghiandolare tra l’occhio e la narice. Le orecchie, il muso e il patagio sono neri. Il pelo è abbastanza lungo e sul dorso appare di colore bruno leggermente rilucente; il ventre è invece di colore giallastro. I giovani sono molto più scuri degli adulti.

 

Specie primitivamente boschereccia, ora sembra comportarsi da specie antropofila; è diffusa soprattutto in pianura e collina, pure se può spingersi anche in ambienti montani. Frequenta piccoli agglomerati urbani dove siano presenti parchi, giardini e prati. Gli ambienti di caccia si trovano sempre in prossimità di aree provviste di vegetazione (boschi, giardini, aree agricole); evita le zone urbane con scarsa presenza di aree verdi. Quando si alimenta lontano dai lampioni stradali il Serotino comune mostra una preferenza per la vegetazione caducifoglie, cacciando ai margini dei boschi, nelle radure e lungo i filari (Robinson & Stebbings, 1997); caccia anche in corrispondenza di stagni e pozze d’acqua (Ciechanowski, 2002). I rifugi estivi si collocano soprattutto negli edifici, dove gli animali si rifugiano tra le travi del tetto, nelle fessure dei muri e dietro i rivestimenti, più di rado nei cavi degli alberi, nelle bat-box (ad esempio con Pipistrellus nathusii e Nyctalus noctula) o, nelle regioni meridionali, in grotta; in detti rifugi gli animali restano isolati o si riuniscono in gruppi di 10-20 individui o più numerosi nel caso delle colonie riproduttive. Sono noti anche casi di condivisione del sito riproduttivo da parte del Serotino comune con Myotis myotis e Myotis nattereri, oltre che con orecchioni, nottole e pipistrelli. I maschi sono per lo più solitari, per tutto l'arco dell'anno. I luoghi di svernamento sono rappresentati da grotte (anche nei detriti), gallerie e cantine, fessure di travi, cumuli di legna. Non si conoscono casi di assembramenti importanti, nonostante che si tratti di una specie relativamente comune. Il Serotino comune preda vari tipi di Insetti, in prevalenza Lepidotteri e Coleotteri, anche di taglia relativamente grande, quali Scarabeidi, Odonati, Ortotteri, nonché Lepidotteri Sfingidi e Nottuidi; è capace di predare anche animali posati sul terreno, sui rami o altri supporti, come del resto dimostra il fatto che la sua dieta, nella quale possono addirittura comparire Molluschi Gasteropodi, consta in buona parte di specie cattive volatrici o prevalentemente terragnole. Nelle nursery le femmine si riuniscono in colonie che contano sino a 400 esemplari, ma di regola sono più piccole (10-50); di esse può far parte anche qualche esemplare di specie diversa, ad esempio di Pipistrellus kuhlii. I parti sono per lo più semplici in Europa, mentre in Asia centrale si registrano di regola parti gemellari bigemini e, più raramente, trigemini (Fornasari et al., 1997; Fornasari et al., 1999; Spagnesi & Toso, 1999).

 

La specie, sebbene sia con molta probabilità tendenzialmente sedentaria, è tuttavia capace di compiere spostamenti di una certa entità; quello più lungo sinora accertato è di 330 km (Rodrigues et al., 2002).

In Italia la specie è nota per l’intero territorio, comprese le isole maggiori (Lanza, 1959) e alcune delle minori (Fornasari et al., 1999).

 

In base ai dati a disposizione fino al 2001 risulta che la specie sia distribuita in modo uniforme nelle aree planiziali e pedemontane della regione con la sola esclusione della Lomellina (Figura 8.15). I dati raccolti appositamente per il presente progetto, mostrano una distribuzione più ampia nella parte orientale della regione.

 

Figura 8.15. Distribuzione del Serotino comune (Eptesicus serotinus) in Lombardia.

 

Il Serotino comune è specie inserita nell’allegato IV alla Direttiva Habitat (Dir. 92/43/CEE) “Specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa”. È inoltre inserita nell’Allegato II alla Convenzione di Bonn (resa esecutiva in Italia con la Legge 42/1983) che comprende le specie migratrici considerate in cattivo stato di conservazione, per la cui tutela le Parti contraenti s’impegnano a concludere accordi ai fini di conservazione e gestione. La specie è altresì inclusa nel cosiddetto Bat Agreement o Accordo sulla Conservazione dei Pipistrelli in Europa (ratificato in Italia con Legge 104/2005). La specie è inclusa nell’elenco di priorità per il triennio 2003-2006, stilato dai Paesi partner del Bat Agreement, per quanto concerne il suo monitoraggio. È infine incluso nell’Allegato II “Specie particolarmente protette” della Convenzione di Berna (ratificata in Italia con Legge 503/1981). Secondo la Lista Rossa redatta dall’I.U.C.N. (2004) e dalla Lista Rossa dei Vertebrati Italiani (Calvario & Sarrocco, 1997) la specie è “a più basso rischio di estinzione” (LR).

Dai dati contenuti nei rapporti dell’anno 2003 e 2004 sullo status e gli andamenti dei Chirotteri nei Paesi aderenti al Bat Agreement (e altri Paesi non partner che partecipano tuttavia ai progetti) risulta che la specie sia caratterizzata da uno status di conservazione variabile, anche se in diversi paesi è segnalata come vulnerabile o minacciata e i dati relativi agli andamenti indichino un chiaro decremento (www.eurobats.org). In Lombardia la specie è probabilmente da considerarsi “prossima a divenire minacciata”; il suo valore di priorità complessiva è pari a 5 (si veda il capitolo “Priorità di conservazione e aree di maggiore importanza” per maggiori spiegazioni).

Le principali minacce derivano dalla scomparsa degli elementi di diversificazione del territorio quali siepi e piccoli nuclei arborei che costituiscono sia aree importanti di caccia sia corridoi di volo tra i rifugi e le zone di alimentazione; dalla perdita e diminuzione di rifugi invernali in cavità sotterranee; dalla distruzione delle nursery nel caso di opere di ristrutturazione, soprattutto nella sostituzione di coperture del tetto tradizionali (Stebbings, 1988; Mitchell-Jones et al., 1999; Entwistle et al., 2001; Moretti et al., 2003).

Le misure di conservazione della specie passano essenzialmente sul mantenimento dei siti di rifugio, sia invernali che estivi e soprattutto delle nursery. È opportuna la diffusione di modalità e tempistiche di ristrutturazione degli edifici che non distruggano o mettano in pericolo le colonie di pipistrelli. È importante favorire l’apposizione di rifugi artificiali per Chirotteri in habitat risultati idonei, soprattutto ove si rilevi la carenza di altre tipologie di roost. Poiché la specie trova abitualmente rifugio anche in habitat forestale è opportuna la conservazione la gestione corretta del patrimonio forestale. Per quanto concerne gli habitat di caccia è necessario il miglioramento della qualità delle acque al fine di una maggiore presenza di insetti. Per lo stesso motivo risulta altrettanto importante la riqualificazione degli habitat ripariali, nonché degli habitat agricoli, con il mantenimento di vegetazione ripariale, spalliere arboree e siepi. L’uso di erbicidi ed insetticidi, va il più possibile limitato (Stebbings, 1988; Entwistle et al., 2001; Moretti et al., 2003).