Pipistrellus pipistrellus (foto di F. Farina)
È un pipistrello di piccole dimensioni: la lunghezza testa-corpo varia tra 36 e 51 mm, l’apertura alare tra 180 e 240 mm e il peso è di soli 3,5-8 g. Il muso, le orecchie e il patagio sono molto scuri; le orecchie sono piccole e triangolari con estremità arrotondata; il dorso è color nocciola, castano o bruno, il ventre è marrone giallastro o grigiastro.
I giovani sono generalmente più scuri degli adulti. Il bordo del patagio a volte presenta, tra il quinto dito e il piede, un profilo chiaro.
La specie è distribuita dal piano alla montagna fino a circa 2000 m di quota. In Italia mostra densità rilevanti in boschi di latifoglie più o meno maturi, sia nella regione mediterranea che in quella continentale. Predilige ambienti rurali e zone aperte con presenza di alberi; comune anche nelle zone urbane, dove caccia spesso sotto i lampioni assieme a P. kuhlii (Maurizio, 1994). I siti di rifugio sono situati tipicamente nelle fessure degli edifici o degli alberi; viene rinvenuto spesso anche nei cassoni delle tapparelle. Durante la primavera e l’estate può utilizzare gli appositi rifugi artificiali per Chirotteri. I luoghi di svernamento si trovano all’interno delle grotte, delle cavità degli alberi, nelle fessure delle rocce e dei muri a secco. Le nursery sono spesso ubicate nei sottotetti o sotto i rivestimenti esterni dei cornicioni, oltre che in alberi cavi (Schober & Grimmberger, 1987; Fornasari et al., 1997; Prigioni et al., 2001, Spagnesi & Toso, 1999; Agnelli et al., 2004). La dieta è a base di insetti di piccola e media taglia (prevalentemente Ditteri del sottordine Nematoceri) che vengono catturati normalmente in volo. Caccia ad una altezza variabile tra i 4 e i 15 m, al margine di boschi, lungo spalliere arboree, su strade e sentieri o su specchi d’acqua (nei pressi della riva) (Barlow, 1997; Ciechanowski, 2002). Le nursery sono composte da 20-250 femmine, ma a volte sino a 500. Le nascite (solitamente un piccolo, occasionalmente 2) avvengono tra la metà di giugno e l’inizio di luglio (Fornasari et al., 1997).
La maggior parte delle popolazioni dell’Europa centrale si può considerare sedentaria. Poche informazioni si hanno sulle altre zone dell’Europa. I movimenti tra i quartieri di svernamento e quelli occupati in estate sono generalmente di 10-20 km. Il più lungo movimento accertato in Europa è di 1150 km (Rodrigues et al., 2002).
In Italia è presente pressoché ovunque (Fornasari et al., 1999; Spagnesi & Toso, 1999).
In base ai dati a disposizione fino al 2001 e ai dati raccolti appositamente per il presente progetto, risulta che la specie sia distribuita pressoché in tutta la regione, al di sotto dei 2000 metri di quota (Figura 8.11), soprattutto nelle zone suburbane e negli habitat agricoli.
Figura 8.11. Distribuzione del Pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus) in Lombardia.
Il Pipistrello nano è specie inserita nell’allegato IV alla Direttiva Habitat (Dir. 92/43/CEE) “Specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa”. È inoltre inserita nell’Allegato II alla Convenzione di Bonn (resa esecutiva in Italia con la Legge 42/1983) che comprende le specie migratrici considerate in cattivo stato di conservazione, per la cui tutela le Parti contraenti s’impegnano a concludere accordi ai fini di conservazione e gestione. La specie è altresì inclusa nel cosiddetto Bat Agreement o Accordo sulla Conservazione dei Pipistrelli in Europa (ratificato in Italia con Legge 104/2005). È infine incluso nell’Allegato III “Specie protette” della Convenzione di Berna (ratificata in Italia con Legge 503/1981). Secondo la Lista Rossa dei Vertebrati Italiani (Calvario & Sarrocco, 1997) la specie è “a più basso rischio di estinzione” (LR). Benché si tratti di uno dei Chirotteri più abbondanti e meglio distribuiti in Europa (Stebbings & Griffith, 1986) e sia considerato stabile in buona parte del suo areale di distribuzione, molte colonie di grosse dimensioni sono scomparse o stanno attualmente scomparendo (Stebbings, 1988). Nel Regno Unito, ad esempio, tra il 1978 e il 1993 la popolazione sembra essere diminuita di circa il 70% (HMSO, 1995). Le cause sono imputate all’utilizzo di sostanze tossiche per il trattamento delle parti in legno degli edifici, all’avvelenamento da parte dei pesticidi utilizzati in agricoltura e alla scomparsa delle colonie che frequentavano le cavità negli alberi. Dai dati contenuti nei rapporti dell’anno 2003 e 2004 sullo status e gli andamenti dei Chirotteri nei Paesi aderenti al Bat Agreement (e altri Paesi non partner che partecipano tuttavia ai progetti) risulta tuttavia che la specie sia generalmente caratterizzata da un buono status di conservazione e che negli ultimi anni si sia dimostrata, nella maggior parte d’Europa, stabile (www.eurobats.org). La scomparsa di colonie di grosse dimensioni non sembra essere un fenomeno che interessa al momento il nostro territorio. La specie è considerata infatti “a più basso rischio” in Lombardia e la sua priorità complessiva è pari a 5 (si veda il capitolo “Priorità di conservazione e aree di maggiore importanza” per le spiegazioni dettagliate).
Attualmente gli interventi di conservazione si possono limitare all’adozione di misure di gestione del paesaggio che consentano il mantenimento o il ripristino di aree verdi per il foraggiamento all’interno dei centri urbani, alla non distruzione di roost presenti in fabbricati umani e alla massima attenzione durante le ristrutturazioni di edifici.