Pipistrellus kuhlii (foto di F. Farina)
È un pipistrello di dimensioni medio-piccole: la lunghezza testa-corpo varia tra 40 e 47 mm, l’apertura alare tra 200 e 240 mm e il peso è di 5-10 g. Il muso, le orecchie e il patagio sono molto scuri; le orecchie sono piccole e subtriangolari con estremità arrotondata. La colorazione del mantello è marrone con sfumature giallastre o cannella, quella del ventre è grigiastra o biancastra. Il bordo del patagio presenta frequentemente, tra il quinto dito e il piede, un profilo chiaro detto albolimbatura.
Si tratta di una specie essenzialmente antropofila, in alcune regioni addirittura reperibile solo negli abitati, dai piccoli centri abitati alle grandi città, ove si rifugia nei più vari tipi di interstizi presenti all’interno o all’esterno delle costruzioni, vecchie o recenti che siano (e anzi con un’apparente predilezione per quest’ultime), talora dentro i pali cavi di cemento. La perdita dei legami con i rifugi naturali non è tuttavia totale, cosicché la si può trovare, con frequenza variabile da zona a zona, anche nelle fessure delle rocce, nelle cavità degli alberi e sotto le cortecce. È diffusa alle basse e medie quote. In Italia è di gran lunga il chirottero più comune (sostituito dal Pipistrello nano a nord delle Alpi). Rappresenta normalmente la percentuale di individui maggiore all'interno delle comunità volanti, in larga parte degli habitat urbani, suburbani, agricoli o semi-naturali. Poco frequente in ambiente boschivo, pure se non disdegna di cacciare lungo le spalliere arboree. Presente anche nei paesaggi carsici.
I luoghi di ibernazione sono fondamentalmente gli stessi di quelli utilizzati per l’estivazione; tuttavia, nella cattiva stagione, gli animali sembrano preferire le fenditure delle rocce e, negli edifici, le fessure più riparate e le cantine, pur potendosi trovare anche all’esterno, ad esempio nelle sbollature dell’intonaco e nelle crepe delle costruzioni in pietra. Le prede consistono di piccoli insetti catturati in volo: Ditteri, Lepidotteri, Tricotteri, Coleotteri, Emitteri, ecc.; la percentuale di appartenenza ai vari ordini varia a seconda dei luoghi di foraggiamento e della stagione. Le nursery, che hanno la peculiarità di essere quasi perfettamente silenziose anche quando vi sono i piccoli, contengono raramente più di 20 femmine; i parti, che avvengono da giugno a metà luglio, sono semplici nel 10-20% dei casi e gemellari bigemini nell’80-90% (Schober & Grimmberger, 1987; Fornasari et al., 1997; Spagnesi & Toso, 1999).
Si tratta di una specie essenzialmente sedentaria, sebbene il comportamento migratorio sia poco conosciuto (Rodrigues et al., 2002).
In Italia è specie comune in tutte le regioni, comprese le isole (Lanza, 1959; Fornasari et al., 1997; Fornasari et al., 1999, Spagnesi & Toso, 1999).
In base ai dati a disposizione fino al 2001 e ai dati raccolti appositamente per il presente progetto, risulta che la specie sia distribuita pressocchè in tutta la regione, al di sotto dei 1500 metri di quota (Figura 8.13), soprattutto nelle zone urbane e suburbane oltre che negli habitat agricoli.
Figura 8.13. Distribuzione del Pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhlii) in Lombardia.
Il Pipistrello albolimbato è specie inserita nell’allegato IV alla Direttiva Habitat (Dir. 92/43/CEE) “Specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa”. È inoltre inserita nell’Allegato II alla Convenzione di Bonn (resa esecutiva in Italia con la Legge 42/1983) che comprende le specie migratrici considerate in cattivo stato di conservazione, per la cui tutela le Parti contraenti s’impegnano a concludere accordi ai fini di conservazione e gestione. La specie è altresì inclusa nel cosiddetto Bat Agreement o Accordo sulla Conservazione dei Pipistrelli in Europa (ratificato in Italia con Legge 104/2005). È infine incluso nell’Allegato II “Specie particolarmente protette” della Convenzione di Berna (ratificata in Italia con Legge 503/1981). Secondo la Lista Rossa redatta dall’I.U.C.N. (2004) la specie è da considerarsi fra quelle “a minore preoccupazione” (LC); secondo la Lista Rossa dei Vertebrati Italiani (Calvario & Sarrocco, 1997) la specie è invece “a più basso rischio di estinzione” (LR). Particolarmente abbondante in diverse aree, secondo alcuni dati sarebbe in espansione demografica e territoriale (possibili ampliamenti recenti dell’areale in Francia e Svizzera come riportato da Arlettaz et al., 1997; e Agnelli et al., 2004). Stebbings (1988) lo considera invece “vulnerabile” in ampie zone del suo areale di distribuzione. Dai dati contenuti nei rapporti dell’anno 2003 e 2004 sullo status e gli andamenti dei Chirotteri nei Paesi aderenti al Bat Agreement (e altri Paesi non partner che partecipano tuttavia ai progetti) risulta che la specie sia generalmente caratterizzata da un buono status di conservazione e che negli ultimi anni si sia dimostrata nella maggior parte dell’Europa stabile se non in aumento (www.eurobats.org). In Lombardia è la specie è da considerarsi “a più basso rischio”; il suo valore di priorità complessiva è pari a 5 (si veda il capitolo “Priorità di conservazione e aree di maggiore importanza” per maggiori spiegazioni).
Nonostante il buono status di conservazione, anche P. kuhlii può risultare localmente minacciato dalla perdita e diminuzione di rifugi invernali negli edifici, dal disturbo e distruzione diretta dei rifugi estivi e delle nursery e dalla distruzione delle nursery a causa dell’utilizzo di trattamenti del legno tossici per i Chirotteri, nel caso di opere di ristrutturazione (Stebbings, 1988; Mitchell-Jones et al., 1999; Moretti et al., 2003).
Le misure di conservazione della specie passano essenzialmente sul mantenimento dei siti di rifugio, sia invernali che estivi e soprattutto delle nursery. Appare opportuna la diffusione di modalità e tempistiche di ristrutturazione degli edifici che non distruggano o mettano in pericolo le colonie di pipistrelli. La specie può risultare favorita dall’apposizione di rifugi artificiali per Chirotteri in habitat risultati idonei, soprattutto ove si rilevi la carenza di altre tipologie di roost (Stebbings, 1988; Mitchell-Jones et al., 1999; Moretti et al., 2003).