ORECCHIONE (Plecotus sp.)

Plecotus sp. (foto di F. Farina)

 

La sistematica del genere Plecotus ha avuto negli ultimi anni, grazie soprattutto alle ricerche in campo genetico, una continua revisione. Alle due specie, Plecotus auritus e Plecotus austriacus, ritenute presenti in Italia fino pochi anni fa, sembrano essersi aggiunte tre nuove specie: P. macrobullaris (presente anche in Lombardia), P. kolombatovici e P. sardus (Benda & Tsytsulina, 2000; Kiefer & Veith, 2001; Spitzenberger et al., 2002; Mucedda et al., 2002, Chirichella et al., 2003; Trizio et al., 2003).

 

Le continue revisioni in corso e le difficoltà nell’identificazione certa di alcuni individui in base ai caratteri morfologici esterni nonché le attuali difficoltà nell’identificazione in base agli ultrasuoni emessi, inducono, per il momento, ad un’unica descrizione del genere Plecotus in Lombardia. Si ricorda comunque che le specie presentano caratteristiche ecologiche solo parzialmente sovrapposte e che si rende necessaria una migliore comprensione dell’effettiva biologia, ecologia, distribuzione, nonché status di conservazione delle differenti specie.

Si tratta di pipistrelli di medie dimensioni: la lunghezza testa-corpo varia tra 41 e 58 mm, l’apertura alare tra 240 e 292 mm e il peso è di 4,6-13 g. Il nome deriva dalle caratteristiche orecchie che sono estremamente grandi rispetto alle dimensioni del corpo. Il pelo è lungo e di colore grigio o grigio bruno sul dorso e biancastro sul ventre. Le orecchie e il patagio sono grigi o grigio bruno chiaro.

 

Il genere è legato ad ambienti di vario tipo, ma prevalentemente agli ambienti forestali ed ecotonali, ma anche quelli antropizzati quali le aree agricole o gli ambienti urbani purché non manchino elementi naturali quali siepi, filari e frammenti boschivi. Gli orecchioni si rilevano dal livello del mare fino ad oltre i 2000 metri di quota. Durante la buona stagione i rifugi, ivi compresi quelli delle colonie riproduttive, sono rappresentati da cavi degli alberi, fessure delle rocce, edifici dove frequenta i sottotetti, grotte e altre cavità sotterranee. I gruppi sono costituiti da un numero variabile di individui (5-10, ma anche 30-40), probabilmente diverso a seconda della specie presa in considerazione. I quartieri d’inverno - ove gli animali si trovano per lo più isolati (soprattutto se maschi), di rado in gruppetti di 2-5, anche misti ad altre specie - sono rappresentati da cavità sotterranee naturali (grotte) o artificiali (miniere, cantine), raramente da cavi d’albero (purché con pareti spesse). Le nursery vengono occupate in aprile-maggio e constano di 10-50 (100) femmine. I parti iniziano verso la metà di giugno e sono di regola semplici, raramente gemellari. Pur foraggiando anche in zone aperte, caccia soprattutto tra le fronde, farfalleggiando con grande agilità in spazi ristretti, o verticalmente lungo la chioma degli alberi per scandagliarne il fogliame, talora rasente ai muri. La dieta consta in larga maggioranza di Lepidotteri e di grossi Ditteri (Spagnesi & Toso, 1999).

 

Il genere Plecotus è ritenuto sostanzialmente sedentario, con spostamenti limitati a qualche decina di km tra i quartieri d’inverno e quelli d’estate; lo spostamento più lungo sinora noto in Europa è di 78 km per Plecotus auritus e 62 km per Plecotus austriacus (Rodrigues et al., 2002).

In base ai dati a disposizione fino al 2001 e ai dati raccolti appositamente per il presente progetto, risulta che il genere sia distribuito pressoché in tutta la regione, al di sotto dei 2000 metri di quota (Figura 8.21).

 

Figura 8.21. Distribuzione degli Orecchioni (Plecotus sp.) in Lombardia.

 

Le specie del genere Plecotus, sono inserite nell’allegato IV alla Direttiva Habitat (Dir. 92/43/CEE) “Specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa”. Sono inoltre inserita nell’Allegato II alla Convenzione di Bonn (resa esecutiva in Italia con la Legge 42/1983) che comprende le specie migratrici considerate in cattivo stato di conservazione, per la cui tutela le Parti contraenti s’impegnano a concludere accordi ai fini di conservazione e gestione. Le specie sono altresì incluse nel cosiddetto Bat Agreement o Accordo sulla Conservazione dei Pipistrelli in Europa (ratificato in Italia con Legge 104/2005). Sono infine incluse nell’Allegato II “Specie particolarmente protette” della Convenzione di Berna (ratificata in Italia con Legge 503/1981). Secondo la Lista Rossa redatta dall’I.U.C.N. (2004) e la Lista Rossa dei Vertebrati Italiani (Calvario & Sarrocco, 1997) le specie Plecotus auritus e P. austriacus erano considerate “a più basso rischio di estinzione” (LR). Dai dati contenuti nei rapporti dell’anno 2003 e 2004 sullo status e gli andamenti dei Chirotteri nei Paesi aderenti al Bat Agreement (e altri Paesi non partner che partecipano tuttavia ai progetti) risulta che il genere Plecotus è comune e ben distribuito nella maggior parte dei paesi europei; lo status di conservazione è tuttavia variabile anche se, in diversi casi, non risulta sfavorevole. Inoltre non sembra esserci una tendenza comune in atto (www.eurobats.org). Dati i continui aggiornamenti relativi alle specie appartenenti al genere e data l’impossibilità di identificare in modo univoco parte dei dati raccolti nel passato (in particolar modo i dati raccolti tramite bat-detector e quelli relativi alle catture di quello che era stato identificato come P. auritus) non si ritiene, al momento attuale, di poter valutare lo status di conservazione. Analogamente, si sospende la valutazione del valore di priorità complessiva.

Le principali minacce al genere sono costituite dalla distruzione e trasformazione dei rifugi a seguito di lavori e manutenzione degli edifici; dalla semplificazione degli ambienti, coincidente in pianura principalmente con la perdita degli elementi lineari del paesaggio (siepi, filari, vegetazione spondale dei corsi d’acqua) importanti sia come aree di caccia, sia quali corridoi di spostamento; e dalla rarefazione delle prede a causa dell’eccessivo utilizzo di pesticidi in agricoltura (Entwistle et al., 2001; Prigioni et al., 2001; Moretti et al., 2003).

Le misure di conservazione delle specie passano essenzialmente sul mantenimento dei siti di rifugio, sia invernali che estivi e soprattutto delle nursery. È pertanto opportuna la diffusione di modalità e tempistiche di ristrutturazione degli edifici che non distruggano o mettano in pericolo le colonie di pipistrelli. Inoltre è da ritenersi necessario adottare misure di gestione complessive del paesaggio che consentano il mantenimento di ambienti naturali e seminaturali diversificati. Poiché il genere utilizza a volte le apposite bat-box, la loro apposizione può favorire localmente la presenza e abbondanza degli individui (Entwistle et al., 2001; Moretti et al., 2003).