MOLOSSO DI CESTONI (Tadarida teniotis)

 

Tadarida teniotis (foto di B. Zava)

 

È un pipistrello di grossa taglia; in Lombardia è sicuramente il pipistrello di maggiori dimensioni: la lunghezza testa-corpo è compresa tra 80 e 92 mm, l’apertura alare tra 410 e 440 mm e il peso è di 25-50 g. La caratteristica più peculiare è costituita dalla coda che, a differenza che negli altri pipistrelli, è libera dalla membrana alare. Le orecchie sono molto grosse con l’apice decisamente arrotondato. Il dorso varia da grigio scuro a bruno-nero, il ventre è di colore grigiastro.

Si tratta di una specie rupicola, oggi presente anche nelle aree antropizzate, comprese le grandi città, dove alcuni edifici possono vicariare in modo soddisfacente gli ambienti naturali da essa prediletti. Questi consistono normalmente in pareti rocciose e dirupi di vario tipo, anche litoranei (falesie e scogli), nei cui crepacci l’animale si rifugia, isolatamente o in piccoli gruppi, sia nella buona sia nella cattiva stagione; meno frequente la sua presenza in grotta, ove ama nascondersi nelle fessure delle volte. I rifugi estivi sono costituiti da spaccature nella roccia o nelle falesie (anche crepe in grandi scogli isolati), negli edifici e nelle grotte. Le colonie rinvenute nelle Alpi svizzere sono distribuite tra gli 800 e i 1100 m di quota, su falesie a picco. I quartieri invernali sono costituiti presumibilmente dallo stesso tipo di rifugi utilizzati in estate. Il Molosso è stato osservato cacciare anche durante l'inverno; il periodo di ibernazione non è ben conosciuto e potrebbe durare anche per un periodo molto breve, tra dicembre e marzo. Preda in volo vari tipi di Insetti, in forte prevalenza falene, seguite dai Coleotteri, Ditteri, ecc. Nelle colonie riproduttive, situate nelle fessure delle rocce o degli edifici e per lo più costituite da poche femmine, i piccoli (uno solo per femmina) vengono partoriti fra maggio e giugno (Fornasari et al., 1997; Spagnesi & Toso, 1999).

 

La specie, al contrario di quanto si supponeva, sembra essere fondamentalmente sedentaria e forse migratrice occasionale (Spagnesi & Toso, 1999; Rodrigues et al., 2002).

 

In Italia la specie è presente praticamente in tutto il territorio (Fornasari et al., 1999; Spagnesi & Toso, 1999).

 

La distribuzione in Lombardia, ipotizzata sulla base dei dati a disposizione fino al 2001, coincide sostanzialmente con le falesie che bordano i principali laghi e le pareti montane (Figura 8.23). I dati raccolti nell’ambito del presente progetto da un lato confermano la distribuzione ipotizzata e dall’altro indicano la presenza della specie anche in aree planiziali.

 

Figura 8.23. Distribuzione del Molosso di Cestoni (Tadarida teniotis) in Lombardia.

 

Il Molosso di Cestoni è specie inserita nell’allegato IV alla Direttiva Habitat (Dir. 92/43/CEE) “Specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa”. È inoltre inserita nell’Allegato II alla Convenzione di Bonn (resa esecutiva in Italia con la Legge 42/1983) che comprende le specie migratrici considerate in cattivo stato di conservazione, per la cui tutela le Parti contraenti s’impegnano a concludere accordi ai fini di conservazione e gestione. La specie è altresì inclusa nel cosiddetto Bat Agreement o Accordo sulla Conservazione dei Pipistrelli in Europa (ratificato in Italia con Legge 104/2005). È infine incluso nell’Allegato II “Specie particolarmente protette” della Convenzione di Berna (ratificata in Italia con Legge 503/1981). Secondo la Lista Rossa redatta dall’I.U.C.N. (2004) la specie è “a minor rischio” di estinzione (LR). Anche secondo la Lista Rossa dei Vertebrati Italiani, pubblicata dal WWF Italia (Calvario & Sarrocco, 1997) la specie è “a minor rischio” di estinzione (LR). Dai dati contenuti nei rapporti dell’anno 2003 e 2004 sullo status e gli andamenti dei Chirotteri nei Paesi aderenti al Bat Agreement (e altri Paesi non partner che partecipano tuttavia ai progetti) risulta che la specie sia generalmente caratterizzata da uno status di conservazione non sfavorevole; tuttavia le indicazioni sugli andamenti di popolazione sono lacunosi (www.eurobats.org). In Lombardia la conservazione della specie non desta preoccupazioni: è infatti da ritenersi “a più basso rischio”; il valore di priorità complessiva calcolato per la specie è pari a 7 (per maggiori dettagli si veda il capitolo “Priorità di conservazione e aree di maggiore importanza”).

Data la particolare biologia ed ecologia della specie le principali minacce derivano dal disturbo arrecato ai rifugi localizzati in ambiente urbano. Le misure di conservazione passano essenzialmente sul mantenimento dei siti di rifugio, sia invernali che estivi e soprattutto delle nursery. A tale scopo risulta essenziale la divulgazione e l’educazione delle popolazioni locali, nonché degli enti preposti al controllo della fauna selvatica e di quelli preposti alla gestione dei manufatti pubblici.