Miniopterus schreibersii (foto di P. Bonazzi)
È un pipistrello di dimensioni medio-grandi: la lunghezza testa-corpo è compresa tra 50 e 62 mm, l’apertura alare tra 305 e 350 mm e il peso è di 9-16 g. Si riconosce per le orecchie molto piccole, subtriangolari e molto distanziate tra di loro. Orecchie, muso e patagio sono di colore marrone scuro. Il pelo è lungo e liscio sul dorso, mentre sul capo si presente fitto, corto e quasi a “spazzola”. Il dorso ha una colorazione bruno grigiastra scura con sfumature malva; il ventre è dello stesso colore ma leggermente più chiaro. Le ali sono molto lunghe e strette.
È una specie tipicamente troglofila. legata soprattutto agli ambienti non o scarsamente antropizzati, con preferenza per quelli carsici, presente negli abitati solo di rado e, per lo più, solo nella parte settentrionale dell’areale; predilige le zone di bassa o media altitudine, da quelle litoranee a quelle di mezza montagna; preferisce rifugiarsi in ogni stagione nelle cavità sotterranee naturali o artificiali, ma spesso i quartieri estivi e gli hibernacula, che possono essere abbandonati per altri anche in pieno inverno (spostamento invernale più lungo sinora noto di 137 km, in Ungheria), non sono gli stessi; le costruzioni, ove si rifugia di solito nei sottotetti, vengono utilizzate solo nella buona stagione. Caccia su prati e pascoli. Spiccatamente gregaria, forma in ogni periodo dell’anno colonie anche di varie migliaia di individui, monospecifiche o miste, insieme a Rinolofidi (Rhinolophus ferrumequinum, R. euryale, R. mehelyi) e Vespertilionidi (Myotis blythii, M. capaccinii, M. emarginatus, M. myotis); colonie invernali di 10.000 e forse più individui sono note per la Bulgaria e la Sardegna (Grotta di su Marmuri, presso Ulassai). Sono abbastanza comuni gli spostamenti tra diversi roost, anche nel corso dell'inverno, con tragitti in qualche caso di alcune centinaia di chilometri (senza direzioni preferenziali). Ciò evidenzia un forte interscambio e una interdipendenza delle popolazioni a livello regionale e sopraregionale, e d'altro canto l'importanza di singoli siti con grandi aggregazioni. Caccia al volo vari tipi di Insetti, probabilmente soprattutto falene, Coleotteri e Ditteri. Le colonie riproduttive, situate nelle cavità sotterranee naturali o artificiali o, di rado, nelle costruzioni, contrariamente a quanto avviene nei Rinolofidi e Vespertilionidi, non sono formate soltanto o in larghissima maggioranza da femmine, ma contengono di frequente anche numerosi maschi, cosicché è difficile calcolare il numero degli esemplari che fanno effettivamente parte delle nursery; ciò è reso ancor più difficoltoso dal fatto che gli ambienti destinati al parto e all’allevamento dei piccoli ospitano spesso colonie di specie diverse e che queste, con qualche eccezione per i Rinolofidi, formano di solito gruppi misti; comunque è stato accertato che il numero delle femmine presente nelle nursery può superare i 1.000. (Fornasari et al., 1997; Spagnesi & Toso, 1999).
La specie, pur potendosi comportare come sedentaria in alcune zone meridionali a clima relativamente mite, compie di regola spostamenti, anche assai più lunghi di 100 km, fra quartieri estivi e invernali; la direzione degli spostamenti è legata fondamentalmente alla ricerca dei rifugi climaticamente più adatti e non si trova perciò obbligatoriamente lungo una direttrice N-S; è stato ad esempio dimostrato che gli spostamenti primaverili da uno stesso luogo di svernamento possono anche avvenire verso direzioni opposte; è possibile che almeno alcuni degli spostamenti più notevoli, come quello di 760 km eseguito da un Miniottero inanellato a Tignahustes (Alti Pirenei) e ritrovato presso Beauvais (Oise), debbano essere interpretati come fenomeni di erraticità piuttosto che migratori fra quartieri estivi e invernali (Spagnesi & Toso, 1999). Lo spostamento più lungo noto per l’Europa è di 883 km (Rodrigues et al., 2002).
In Italia la specie è nota per l’intero territorio (Fornasari et al., 1999; Spagnesi & Toso, 1999).
Tenendo conto della distribuzione dei dati raccolti dall’inizio degli anni ‘90 fino al 2001, si può ipotizzare una distribuzione della specie localizzata nel territorio del Parco del Campo dei Fiori (Figura 8.20); i dati presenti nell’Atlante dei Mammiferi (Prigioni et al., 2001) riguardano infatti per quanto riguarda le altre localizzazioni dati raccolti attorno agli anni ‘40-50. I dati raccolti nell’ambito del presente progetto indicherebbero la presenza del Miniottero in poche altre aree della regione; sono indubbiamente necessarie delle verifiche sulla distribuzione della specie.
Figura 8.20. Distribuzione del Miniottero (Miniopterus schreibersii) in Lombardia.
Il Miniottero è specie inserita nell’allegato II alla Direttiva Habitat (Dir. 92/43/CEE) “Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione”. È inoltre inserita nell’Allegato II alla Convenzione di Bonn (resa esecutiva in Italia con la Legge 42/1983) che comprende le specie migratrici considerate in cattivo stato di conservazione, per la cui tutela le Parti contraenti s’impegnano a concludere accordi ai fini di conservazione e gestione. La specie è altresì inclusa nel cosiddetto Bat Agreement o Accordo sulla Conservazione dei Pipistrelli in Europa (ratificato in Italia con Legge 104/2005). La specie è inclusa nell’elenco di priorità per il triennio 2003-2006, stilato dai Paesi partner del Bat Agreement, per quanto concerne il suo monitoraggio e gli studi di autoecologia. È infine incluso nell’Allegato II “Specie particolarmente protette” della Convenzione di Berna (ratificata in Italia con Legge 503/1981). Secondo la Lista Rossa redatta dal “SSC Chiroptera Specialist Group” dell’I.U.C.N. (2001) in Italia è specie “a minor rischio d’estinzione”. Anche secondo la Lista Rossa dei Vertebrati Italiani (Calvario & Sarrocco, 1997), la specie è considerata “a minor rischio” di estinzione. Dai dati contenuti nei rapporti dell’anno 2003 e 2004 sullo status e gli andamenti dei Chirotteri nei Paesi aderenti al Bat Agreement (e altri Paesi non partner che partecipano tuttavia ai progetti) risulta che la specie è generalmente caratterizzate da un cattivo status di conservazione e che negli ultimi anni si è dimostrata in diminuzione praticamente ovunque (www.eurobats.org). I dati a disposizione per la Lombardia sono scarsi e necessitano comunque di una verifica. La prudenza suggerisce di considerare la specie come “in pericolo in modo critico”, sino a quando nuovi dati non forniranno maggiori informazioni sulla presenza e distribuzione del Miniottero nella regione. Il valore di priorità complessiva è pari a 9 (per maggiori dettagli si veda il capitolo “Priorità di conservazione e aree di maggiore importanza”).
Il Miniottero risulta minacciato principalmente dal disturbo alle colonie nelle cavità sotterranee che normalmente contengono migliaia di individui (Stebbings, 1988; Mitchell-Jones et al., 1999; Moretti et al., 2003), oltre che dall’alterazione degli habitat agricoli attraverso l’abbandono di tecniche tradizionali di coltivazione. Le misure di conservazione della specie passano essenzialmente sul mantenimento dei siti di rifugio, sia invernali che estivi e soprattutto delle nursery. Poiché si tratta di una specie spiccatamente troglofila particolare attenzione va posta alla protezione delle cavità e particolare riguardo va indirizzato qualora si intenda procedere con il posizionamento di grate di chiusura delle cavità naturali e/o artificiali. È inoltre importante il mantenimento o il ripristino degli habitat di caccia costituiti da aree aperte ai margini dei boschi (Stebbings, 1988; Moretti et al., 2003).