Si può affermare che lo studio scientifico dei Chirotteri in Italia sia iniziato con gli studi condotti Lazzaro Spallanzani che primo intuì luso dell'udito nei pipistrelli per orientarsi nel buio (Spallanzani, 1794). In seguito altri studiosi come Senna (1892), Gulino e Dal Piaz (1939), dettero importanti contributi con le loro raccolte e i loro studi. Lanza ha poi pubblicato nel 1959 il primo lavoro di sintesi delle conoscenze sui Chirotteri italiani che ha costituito a lungo il riferimento per la ricerca in Italia. Negli ultimi dieci anni la chirotterologia italiana ha avuto fortunatamente un nuovo impulso, grazie soprattutto all'accesso a finanziamenti comunitari e locali. Sulle orme di quanto avviene nel resto d'Europa da almeno trentanni, sempre più ricercatori e studiosi si dedicano allo studio di questi animali e in particolare a ricerche sulla loro sistematica, distribuzione e biologia.
Grazie ad un maggior numero di ricerche si è assistito negli ultimi anni ad un incremento del numero di specie di Chirotteri descritte, grazie anche allapplicazione di moderne tecniche di biologia molecolare in affiancamento alle tecniche classiche basate su criteri morfometrici. È il caso, ad esempio, del Pipistrello soprano - Pipistrellus pygmaeus (Barrat et al., 1997; Jones & Barrat, 1999, Russo & Jones., 2000) di recente distinto da Pipistrellus pipistrellus e di Plecotus macrobullaris (Kiefer & Veith, 2001; Spitzenberger et al., 2002; 2003) inizialmente descritto come sottospecie di P. auritus; P. alpinus e P. microdontus non sono invece da considerarsi specie in quanto coincidenti con P. macrobullaris. Inoltre si aggiungono lOrecchione di Kolombatovic (Plecotus kolombatovici) segnalato attraverso l'identificazione genetica di un reperto museale e lOrecchione sardo (Plecotus sardus), da considerarsi lunica specie di chirottero endemico per lItalia, anche se, in relazione alla zoogeografia dellarea, è presumibile che sia una specie potenzialmente presente anche in Corsica e forse anche nelle isole dellarcipelago toscano. Anche nei gruppi di Myotis si stanno verificando nuovi arrivi per i quali la situazione sistematica è ancora piuttosto complessa.
Questa attuale dinamicità nella descrizione di nuove specie sta mutando rapidamente il quadro faunistico relativo ai Chirotteri italiani. Per questa ragione occorrerà, nel futuro prossimo, valutare criticamente le informazioni relative alla distribuzione ed ecologia delle singole specie soprattutto per stabilire il loro effettivo status e individuare le più idonee strategie di gestione e conservazione.