La conservazione dei siti di rifugio: gli ambienti ipogei

Come già ampiamente descritto, la maggior parte dei Chirotteri utilizza gli ambienti ipogei, sia naturali che artificiali, quali rifugio in almeno una delle fasi del ciclo biologico annuale. Alle nostre latitudini loccupazione delle cavità è un fenomeni che può riguardare tutti i periodi dellanno, con la presenza sia di individui in letargo che di colonie riproduttive.

 

Poiché numerose specie di interesse comunitario utilizzano questo tipo di ambiente e dal momento che le colonie di maggiori dimensioni vengono tipicamente segnalate proprio negli ambienti ipogei, si può facilmente intuire come la protezione e la salvaguardia di tali siti possa rappresentare uno dei punti chiave nella conservazione del gruppo. Sebbene i pipistrelli possano tollerare un minimo grado di disturbo sia durante il periodo di ibernazione che durante il periodo estivo, sono molti gli esempi di abbandono di roost imputabili al disturbo antropico.

 

L'utilizzo turistico delle cavità naturali difficilmente si concilia con la salvaguardia dei Chirotteri a meno che vengano presi accorgimenti che garantiscano il non disturbo delle colonie presenti e che mantengano inalterato il microclima presente nelle cavità. Un esempio di utilizzo turistico compatibile con la presenza di Chirotteri è quello condotto nella vicina Emilia Romagna nella grotta della Riserva Naturale Orientata di Onferno.

 

In Lombardia lo sfruttamento turistico delle grotte non è un fenomeno diffuso, tuttavia diverse cavità sono accessibili in modo non regolamentato al pubblico e molte di più vengono esplorate dagli speleologi.

Oggigiorno la maggior parte dei gruppi speleologici ha un ruolo importante nella ricerca e conservazione delle cavità ipogee e pertanto anche dei Chirotteri che le abitano; tuttavia la situazione sfavorevole di alcuni taxa dovrebbe imporre, per lo meno in alcune cavità, una regolamentazione degli ingressi in alcuni periodi critici dellanno.

 

L'accessibilità di diverse cavità, poste in vicinanza di strade o sentieri molto frequentati, spesso obbliga gli enti pubblici alla loro messa in sicurezza con transenne o addirittura porte e grate dingresso.

 

Per una efficace protezione dei Chirotteri troglofili il Nature Conservancy Council (Mitchell-Jones, 1987) suggerisce di installare grate di protezione agli ingressi delle cavità utilizzate quali rifugi dagli animali. Il disegno e il materiale da utilizzare per la costruzione delle grate può variare in rapporto all'importanza del sito per i Chirotteri, all'accessibilità della cavità, alle specie presenti nella stessa ed anche, in ultima analisi, ai fondi disponibili. Affinché lapposizione di grate allingresso delle cavità risulti in un efficace protezione dei Chirotteri e non costituisca invece motivo di abbandono del rifugio da parte degli animali stessi, bisogna attentamente considerare il disegno della struttura da installare. Nel caso di cavità utilizzate da Rhinolophus ferrumequinum la distanza minima fra le sbarre orizzontali dovrebbe essere di 15 cm. Tale misura non impedisce però lingresso ai bambini ed appare quindi più sicuro, nei casi in cui R. ferrumequinum non occupa la cavità, posizionare le sbarre ad una distanza minima di 13 cm.

 

Nel caso che lo sbarramento venga attuato con una griglia, i supporti verticali devono venire spaziati di un intervallo maggiore, considerando tuttavia che allaumento di tale misura corrisponde una maggiore fragilità della struttura. Mitchell-Jones (1987) consiglia una distanza fra le sbarre verticali compresa tra 45 e 75 cm. Nel caso dell'utilizzo della cavità da parte di R. ferrumequinum tale distanza va mantenuta il più possibile elevata. Soprattutto per motivi di sicurezza lingresso alla grotta dovrebbe essere sempre possibile alle persone autorizzate: sarà quindi opportuno progettare la presenza di una porta le cui dimensioni minime sono di 50x50 cm. La porta potrà essere a scorrimento o fissata a dei cardini; in questultimo caso si dovrà prestare attenzione alla loro robustezza. I lucchetti utilizzati per le chiusure costituiscono generalmente la parte più debole delle strutture; da un lato si tratta di un fatto positivo in quanto in caso di vandalismi sarà questa parte, facilmente rimpiazzabile a costi contenuti, a venire danneggiata. Non bisogna tuttavia utilizzare lucchetti che possano venire troppo facilmente troncati o segati.

 

A seconda della vulnerabilità del sito il materiale da costruzione possono variare: l'utilizzo di acciaio dolce è consigliato per i siti non particolarmente visitati dalle persone, in quanto ha un costo inferiore, è facilmente trasportabile e può venire modellato in loco; per siti che necessitano di maggiore protezione si suggerisce luso di acciaio più resistente (le sbarre che costituiscono la struttura portante dovranno essere di 30-35 mm di diametro). Nel caso di grate di grosse dimensioni bisognerà pianificare la costruzione di diversi pezzi da montare insieme in loco. Il fissaggio delle grate a strutture solide è della massima importanza. Il metodo più utilizzato per fissare le grate alle pareti è di praticare fori nella roccia e quindi cementare al loro interno delle sbarre dacciaio, alle quali verrà poi saldata la struttura della grata. L'utilizzo di antiruggine dovrebbe prevedere luso di sostanze che perdano lodore nel più breve tempo possibile.

 

Le possibilità che i Chirotteri abbandonino le cavità chiuse da grate aumentano nel caso in cui queste vadano a modificare le condizioni microclimatiche presenti allinterno delle cavità stesse. I Chirotteri tendono infatti a preferire sistemi di cavità dinamici, dove vi sia un certo flusso di aria e quindi una certa variazione di temperatura nei diversi periodi dellanno o nelle diverse porzioni della cavità. In sistemi dinamici semplici come in gallerie cieche o in condotti orizzontali, in cui sono presenti correnti convezionali la forma della cavità può determinare considerevolmente la temperatura al suo interno.

 

La convezione determinerà lingresso di aria calda in estate e aria fredda in inverno. Cupole e rientranze nel soffitto della cavità possono intrappolare aria calda, mentre laria più fredda può rimanere intrappolata in porzioni della grotta poste a livello inferiore rispetto allingresso. La vegetazione e la topografia circostante sono anchesse molto importanti in quanto i Chirotteri generalmente necessitano di una certa copertura nei pressi dellingresso. Sistemi non dinamici tendono ad essere troppo caldi per libernazione, mentre possono venire utilizzati come rifugi nel periodo estivo.

Si consiglia pertanto di non posizionare le grate nelle porzioni più strette dei cunicoli, dove lalterazione delle correnti daria potrebbe essere maggiore. Alcuni esempi di grate sono mostrati nella Figura 7.12.

 

Figura 7.12. Esempi di grate con sbarre orizzontali, compatibili con la presenza di Chirotteri, poste agli ingressi di cavità artificiali o naturali (disegni di F. Farina)

 

Rodrigues & Palmeirim (1996) hanno analizzato gli andamenti delle popolazioni di Chirotteri allinterno di alcune grotte protette da grate. Sebbene nella maggior parte dei casi non abbiano riscontrato alcun effetto legato al posizionamento delle grate, gli interventi hanno portato in alcuni occasioni alla scomparsa dei Chirotteri dallinterno delle cavità, in altre ad un iniziale decremento è seguito un successivo recupero e, in qualche caso, addirittura un incremento. In molte occasioni al posizionamento delle grate è invece seguito immediatamente un incremento della popolazione. Le specie che sembrano maggiormente giovarsi della presenza di grate di protezione sembrano essere i Myotis di dimensioni medio-piccole come M. emarginatus, M. nattereri e M. daubentonii. La specie che invece trova maggiori difficoltà ad adattarsi alla presenza di grate sembra essere Miniopterus schreibersi. La principale causa di insuccesso nella protezione dei roost per mezzo di grate sembra dovuta all'utilizzo di barriere non idonee: distanze fra le sbarre troppo ridotte o grate che modificano il microclima allinterno della cavità appaiono i problemi più frequentemente evidenziati. Un'altra causa di insuccesso sembra essere legata allaumento di predazione in corrispondenza degli ingressi da parte di diversi carnivori e gatti domestici.

 

Il frequente utilizzo delle cavità artificiali (cave, miniere, gallerie, ecc.) da parte dei Chirotteri unito alla possibilità di effettuare interventi di riqualificazione di strutture ipogee abbandonate può costituire uninteressante misura sperimentale di conservazione.

In Lombardia due interventi sono stati realizzati nei parchi regionali di Montevecchia e della Valle del Curone e del Monte Barro.

Nel primo caso la mancanza nellarea del Parco di cavità sotterranee naturali e la contemporanea presenza  di una miniera di marna non più utilizzata ha suggerito la realizzazione di interventi che potessero favorire l'utilizzo di questultima da parte dei Chirotteri. Dai sopraluoghi effettuati è emerso che le gallerie della miniera erano accessibili dallesterno attraverso un piccolo foro di pochi decimetri quadrati presente sul muro che sbarrava completamente lingresso principale o da un camino daerazione con andamento sub-verticale.

 

La cavità artificiale poteva rappresentare un importante rifugio per numerose specie di Chirotteri, soprattutto per quelli maggiormente troglofili quali tutte le specie del genere Rhinolophus e molte del genere Myotis, ma la sua scarsa accessibilità la rendeva praticamente inutilizzabile. Sono stati pertanto previsti due interventi per rendere il sito disponibile ai Chirotteri e in contemporanea per metterlo in sicurezza:

 

  1. Formazione di unapertura di circa 1,2 m di larghezza e 1,9 di altezza nel muro che ostruiva quasi completamente lingresso principale e posizionamento di un cancello in ferro con sbarre orizzontali poste ad una distanza di circa 10 cm tra loro. Per il cancello è stato previsto luso di  una serratura o di una chiusura a lucchetto in modo da impedire l'accesso agli estranei, ma di consentire eventuali visite di controllo (Figura 7.13).

  2. Posizionamento di una staccionata in legno a protezione dellimbocco del camino daerazione della miniera, per evitare la caduta accidentale delle persone.

 

Figura 7.13. Prospetto dellingresso della miniera con lapertura e la grata in progetto (disegno di F. Farina).

 

Nel Parco del Monte Barro è stata invece rimessa alla luce lapertura di una cavità artificiale, costruita in passato con lo scopo di fungere da tunnel drenante di captazione delle acque sotterranee. Tale cavità è costituita da un primo cunicolo lungo 43 metri che si biforca in due rami lunghi rispettivamente 9 e 18 metri. La larghezza è di circa 80 cm mentre laltezza varia tra 1,50 e 3,00 metri. Sul pavimento, che procede in leggera salita dallingresso alla fine, è presente un velo dacqua corrente che ha consentito listaurarsi di uninteressante microhabitat acquatico ipogeo. In prossimità della fine delle due ramificazioni sono state costruite, in epoca più recente, due cisterne cilindriche in muratura, dal diametro interno di circa 2 metri e alte oltre 10, per lo stoccaggio di combustibile per il riscaldamento. Un tubo metallico fissato alle pareti dei cunicoli a circa 30-60 cm da terra, collegava le due cisterne alla centrale termica dellEremo del Monte Barro. Sia le cisterne che le rispettive condutture metalliche sono rimaste inutilizzate per alcune decine danni ma, se pur in evidente stato di degrado, non sembra abbiano provocato riversamenti di combustibile nei cunicoli e nel terreno. Nell'ambito di un progetto Life-Natura è stata prevista una ristrutturazione di tale sistema ipogeo per riadattarlo a cavità idonea al rifugio e allibernazione dei Chirotteri. Le opere previste per tale scopo sono state ultimate nella primavera 2003 dallEnte Parco e hanno visto le seguenti fasi (Figura 7.14):

 

  1. Lavaggio e bonifica delle cisterne e relative condutture metalliche. La cisterna che aveva la volta parzialmente crollata, una volta ripulita dai residui degli idrocarburi, è stata riempita di inerti e coperta di terra. In seguito è stata messa in sicurezza la porzione di cunicolo ad essa adiacente.

  2. Rimozione delle condotte metalliche ancorate alle pareti dei cunicoli avendo avuto la cura di non provocare riversamenti dei liquami oleosi che ancora contenevano.

  3. Operazioni di rimozione dellintonaco interno della cisterna in migliori condizioni fino a mettere a nudo la muratura portante in calcestruzzo armato. Demolizione della porzione fuori terra della cisterna e ricostruzione di una soletta di copertura a circa un metro sotto il livello del terreno che successivamente, una volta impermeabilizzata, è stata ricoperta di terra, per garantire un buon isolamento termico della cavità. E stata poi creata unapertura di collegamento con il cunicolo. Le pareti della cisterna, dopo lintervento di scrostatura, si presentavano abbastanza scabre da non richiedere ulteriori opere di intonacatura a rustico, previste per lappiglio ai pipistrelli. Nella parte alta della cisterna sono stati collocati alle pareti alcuni mattoni forati in calcestruzzo, parte con i fori rivolti allinterno e parte con i fori rivolti in basso, così da creare rifugi idonei a quelle specie di pipistrelli che prediligono rintanarsi in strette fessure.

  4. Posizionamento, in prossimità dellingresso del cunicolo, di un cancello metallico dotato di serratura per evitare l'accesso alle persone. Per consentire il passaggio dei Chirotteri in volo è stata utilizzata una struttura dal disegno semplice e lineare, lasciando uno spazio tra le sbarre di 10 cm e con nella parte superiore alcune aperture orizzontali sempre della larghezza di circa 10 cm.

 

Figura 7.14. Opere previste per ladeguamento della cavità artificiale a rifugio per Chirotteri (disegno di F. Farina).