Barbastella barbastellus (foto di M. Mucedda)
È un pipistrello di media taglia: la lunghezza testa-corpo è compresa tra 45 e 58 mm, l’apertura alare tra 245 e 292 mm e il peso è di 6-13,5 g. È caratterizzato da orecchie larghe e alte, rivolte anteriormente e non lateralmente come nella maggior parte dei pipistrelli. Il colore del muso, del patagio e delle orecchie è bruno-nero. Il dorso ha un aspetto brizzolato, il ventre è di colore grigio scuro.
Specie prettamente forestale, generalmente non molto abbondante, presente sia in paesaggi planiziali che montani. Frequenta a volte anche le aree urbanizzate. Individui isolati sono stati rinvenuti fino a 2000 m di quota, la più alta colonia nota si trova a 1100 m (in Slovacchia). È legato ai boschi maturi di latifoglie, in situazioni sciafile, con abbondanza di acqua. In estate le colonie si rifugiano nelle fessure degli edifici, dietro le persiane, le travi e i rivestimenti e nelle soffitte; gli individui isolati trovano riparo nei tronchi degli alberi e presso le entrate delle grotte. I quartieri invernali sono costituiti da grotte, gallerie e sotterranei, soprattutto nei pressi dell’entrata e in posizioni esposte a correnti d’aria. Altre specie possono condividere il sito di svernamento, ma generalmente si posizionano in settori più caldi; le specie che coabitano con il Barbastello variano a seconda delle condizioni climatiche all’interno del sito. Solitamente in piccoli gruppi nella stagione riproduttiva, può dar luogo ad aggregazioni significative, anche se non stabili, in inverno (anche più di 1000 individui insieme). Il periodo d’ibernazione va da ottobre-novembre a marzo-aprile. La resistenza al freddo permette al Barbastello di cambiare rifugio anche in pieno inverno e, in grotta, di frequentare ambienti vicini all’entrata, ove può trovarsi circondato da ghiaccioli o addirittura col pelame imbiancato di nevischio. Si alimenta principalmente sulla volta del bosco, su spalliere arboree o in parchi, a volte anche sull’acqua. Le prede sono generalmente di piccole dimensioni e con esoscheletro non troppo robusto: falene, ditteri, piccoli coleotteri, che cattura al volo ma anche direttamente dal fogliame. La bocca e la dentatura relativamente piccole ostacolano la cattura e il consumo di prede di una certa taglia. I parti, che iniziano a metà giugno dopo una gravidanza approssimativamente di 6 mesi, sono di solito semplici, talora bigemini (Fornasari et al., 1997; Spagnesi & Toso, 1999).
La specie, sebbene sedentaria, è tuttavia capace di compiere spostamenti di una certa entità; quello più lungo sinora accertato è di 300 km (Rodrigues et al., 2002).
In Italia la specie è presente praticamente in tutto il territorio (Fornasari et al., 1999; Spagnesi & Toso, 1999).
I dati a disposizione fino al 2001 mostrano una distribuzione molto localizzata, prevalentemente nei boschi planiziali lungo il corso del Ticino e nei boschi del Parco di Montevecchia e della Valle del Curone (Figura 8.22). Poche informazioni aggiuntive derivano dai dati raccolti nell’ambito del presente progetto.
Figura 8.22. Distribuzione del Barbastello (Barbastella barbastellus) in Lombardia.
Il Barbastello è specie inserita nell’allegato II alla Direttiva Habitat (Dir. 92/43/CEE) “Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione”. È inoltre inserita nell’Allegato II alla Convenzione di Bonn (resa esecutiva in Italia con la Legge 42/1983) che comprende le specie migratrici considerate in cattivo stato di conservazione, per la cui tutela le Parti contraenti s’impegnano a concludere accordi ai fini di conservazione e gestione. La specie è altresì inclusa nel cosiddetto Bat Agreement o Accordo sulla Conservazione dei Pipistrelli in Europa (ratificato in Italia con Legge 104/2005). È infine incluso nell’Allegato II “Specie particolarmente protette” della Convenzione di Berna (ratificata in Italia con Legge 503/1981). Secondo la Lista Rossa redatta dall’I.U.C.N. (2004) la specie è da considerarsi “vulnerabile” (VU) e con andamenti di popolazione negativi. Secondo la Lista Rossa dei Vertebrati Italiani, pubblicata dal WWF Italia (Calvario & Sarrocco, 1997), la specie è "in pericolo”. Dai dati contenuti nei rapporti dell’anno 2003 e 2004 sullo status e gli andamenti dei Chirotteri nei Paesi aderenti al Bat Agreement (e altri Paesi non partner che partecipano tuttavia ai progetti) risulta che la specie è caratterizzata da uno status di conservazione sfavorevole e da andamenti di popolazione negativi (www.eurobats.org). In Lombardia la specie è da considerarsi “in pericolo”; il valore di priorità complessiva assegnatogli è pari a 11 (per maggiori dettagli si veda il capitolo “Priorità di conservazione e aree di maggiore importanza”).
Il Barbastello risulta principalmente minacciato dalla scomparsa di habitat boschivi maturi in cui sono situati i rifugi diurni, dalla distruzione o disturbo delle colonie riproduttive in edifici, disturbo nei rifugi invernali in cavità sotterranee e dalla riduzione del numero di insetti dovuto alla semplificazione del paesaggio, all’utilizzo di pesticidi e a pascolamento eccessivo (Stebbings, 1988; Mitchell-Jones et al., 1999; Entwistle et al., 2001).
Le misure di conservazione della specie passano essenzialmente sul mantenimento dei siti di rifugio, sia invernali che estivi e soprattutto delle nursery. A tale scopo risulta fondamentale una generale gestione degli habitat boschivi di pianura e collina, con il mantenimento di ampie porzioni di bosco maturo. Importante è il mantenimento in loco, ove non diano problemi di sicurezza, di piante morte, fessurate o con qualsiasi tipo di cavità, sia in piedi che a terra. Poiché la rarità della specie potrebbe dipendere dalla forte specializzazione trofica verso le falene, anch’esse in forte regressione, il controllo delle emissioni di pesticidi e insetticidi nelle zone limitrofe ai corpi boschivi dovrebbe venire attentamente regolata (Stebbings, 1988; Entwistle et al., 2001; Prigioni et al., 2001).