(Elisabetta de Carli, Rossella Annoni, Ilaria Cavenati, Felice Farina & Lorenzo Fornasari)
Le esigenze dei Chirotteri, come abbiamo visto, sono legate essenzialmente al bisogno di rifugi, anche di diverso genere, durante tutto il corso dellanno e di aree di alimentazione. Ciò porta allidentificazione di quattro grosse categorie di ambienti potenzialmente idonei alla presenza dei Chirotteri.
Si tratta di aree caratterizzate da sistemi di cavità sia di piccole che di grosse dimensioni, potenzialmente idonee alle specie che hanno caratteristiche troglofile in almeno una parte del loro ciclo biologico.
Il panorama geologico lombardo è complesso e articolato ed è rappresentato strutturalmente per la parte alpina da formazioni sedimentarie e cristalline. Non meno complessa è la struttura della porzione appenninica, costituita pressoché interamente da formazioni sedimentarie. La distribuzione dei fenomeni carsici, in tale contesto, è limitata alla fascia prealpina dove predominano le formazioni sedimentarie di natura carbonatica, con particolari concentrazioni in aree strutturalmente favorevoli come l'altopiano di Serle, vicino Brescia, il massiccio calcareo-dolomitico delle Grigne, affacciato sul lago di Como o il rilievo del Campo dei Fiori sovrastante la città di Varese. Tuttavia, anche altrove, là dove ricorrono le condizioni più adatte, il carsismo superficiale e profondo si manifesta con tipiche fenomenologie, tra le quali vanno comprese anche quelle che si sviluppano su rocce gessose.
Tutte queste aree includono potenzialmente degli ottimi siti di rifugio per i Chirotteri troglofili; rimangono tuttavia escluse le aree poste alle quote maggiori: la maggior parte delle specie trova infatti il suo limite altitudinale attorno ai 2000 m di quota (Prigioni et al., 2001). Una rappresentazione schematica delle aree carsiche presenti in Lombardia è mostrata nella Figura 5.1. Tali aree rappresentano circa il 18% dellintera superficie regionale.
5.1.1. Localizzazione delle aree carsiche presenti in Lombardia (originale da Stoch, 2001).
Si tratta di aree frequentemente utilizzate quali zone di caccia sia dalle specie che abitualmente cacciano sul pelo dellacqua sia dalle specie che cacciano nelle zone adiacenti. Limportanza di tali aree risiede soprattutto nella ricchezza di entomofauna che caratterizza questo tipo di ambiente. Molti insetti hanno infatti larve acquatiche che quando metamorfosano costituiscono prede facilmente reperibili dai Chirotteri. Inoltre le aree umide sono spesso circondate da vegetazione arborea e arbustiva che costituiscono ulteriori zone di foraggiamento per le specie che cacciano tra il fogliame o lungo le spalliere arboree.
La Lombardia è ricca, in ogni sua parte, sia di laghi di piccole e grosse dimensioni sia di corsi dacqua e aree paludose. Il reticolo idrografico lombardo è caratterizzato dalla presenza di corsi dacqua naturali e artificiali e da un elevato numero di laghi. Il reticolo naturale principale si estende per circa 1.925 km, quello secondario per 9.425 km; il reticolo artificiale, strettamente integrato e interagente con quello naturale, si estende per 8.346 km (A.A.V.V., 2003). Nella Figura 5.2 sono illustrate le aree umide lombarde poste al di sotto dei 2000 m di quota. Il fitto reticolo di fiumi, torrenti, laghi e altre zone umide fornisce una chiara idea di quante possano essere le aree vocazionali per la Chirotterofauna legata a questo tipo di ambienti.
5.1.2 Corpi e corsi dacqua in Lombardia.
Gli ambienti forestali costituiscono habitat estremamente importanti per i Chirotteri sia per quanto riguarda la possibilità di rifugio, molte specie utilizzano infatti cavità e fessurazioni naturalmente presenti nei tronchi delle piante più mature, sia per quanto riguarda le zone di caccia.
I boschi e le foreste in Lombardia occupano poco più di un quarto della sua superficie con circa 660.000 ettari, localizzati per il 73% in montagna, per il 13% in collina e per il 14% in pianura. In pianura però il 60% della superficie arborata è costituita da pioppeti. La realtà montano-collinare e quella di pianura presentano notevoli differenze, non solo in relazione allestensione della superficie boscata, ma anche riguardo agli obiettivi gestionali e alle condizioni di pressione antropica. I boschi montani e collinari hanno nel complesso unampia estensione e sono, ancora oggi, in fase di espansione a seguito dellabbandono dei coltivi e della conseguente ricolonizzazione forestale. In pianura la superficie forestale è limitata ad aree residuali e soprattutto non è interessata da fenomeni di espansione. Attualmente permangono dei lembi di bosco solo nelle aree non sfruttabili direttamente a scopo agricolo, ad esempio in prossimità dei fiumi (Adda, Lambro, Ticino, Oglio) o al piede di terrazzi vallivi o sulle scarpate (Gallinaro, 2004). La distribuzione degli ambienti boschivi al di sotto dei 2000 m di quota (ad esclusione dalle zone occupate da legnose agrarie quali ad esempio i pioppeti) è rappresentata in Figura 5.3. Complessivamente queste zone rappresentano circa il 23% del territorio regionale.
Figura 5.3. Distribuzione degli ambienti forestali in Lombardia.
Molte specie di Chirotteri vivono a stretto contatto con luomo: sono moltissime infatti le specie che utilizzano costruzioni di vario genere quale rifugio diurno o, in alcuni casi, anche quale rifugio dove trascorrere il letargo invernale. Molte nursery, a volte composte da diverse migliaia di femmine e dai loro piccoli, trovano ubicazione in diverse parti degli edifici (sottotetti, solai, cantine, fessure nei muri, ecc.). Benché si ritrovino Chirotteri quasi in ogni tipo di centro urbano, le situazioni più favorevoli sono quelle in cui si trovano il maggior numero di rifugi scarsamente disturbati e facilmente accessibili dagli animali. Tali situazioni si ritrovano più frequentemente in corrispondenza dei centri storici più antichi e in corrispondenza di dimore, castelli, chiese e monumenti storici. La distribuzione delle aree più interessanti da questo punto di vista è di difficile identificazione. I dati di distribuzione dei Chirotteri nella regione (Prigioni et al., 2001) mostrano tuttavia numerosi e ripetuti rilevamenti in alcune città e paesi lombardi, la cui ubicazione è mostrata nella Figura 5.4, unitamente alla distribuzione di castelli, rocche, chiese e abbazie oltre che ponti e viadotti (spesso utilizzati quali roost o nursery da diverse specie del genere Pipistrellus, Myotis e Plecotus; Smiddy, 1991; Walther, 2002)
Figura 5.4. Distribuzione dei centri urbani da cui proviene la maggior parte delle segnalazioni di Chirotteri e dei castelli, rocche, chiese e abbazie (in rosso) oltre che dei ponti e viadotti (in blu).
Per cercare di identificare nel modo più preciso possibile le priorità e le aree di maggiore interesse per la conservazione dei Chirotteri, è stato ritenuto necessario acquisire nuovi dati. La raccolta di informazioni relative alla distribuzione dei pipistrelli richiede generalmente spese elevate sia dal punto di vista del personale impiegato, sia del tempo utilizzato. Nel tentativo di ottimizzare le risorse a disposizione si sono dovute necessariamente fare delle scelte sulle aree in cui effettuare i nuovi rilevamenti; si è pertanto deciso di operare negli habitat generalmente ritenuti di maggiore importanza per la Chirotterofauna e nei settori della regione meno indagati nel passato recente o remoto.
La raccolta dei dati sulla chirotterofauna presenta vari e problematici aspetti per via delle abitudini notturne, della assenza di emissioni di suoni udibili e della difficile localizzazione dei rifugi. È per tali motivi che il censimento dei Chirotteri avviene generalmente con tecniche miste che comprendono comunemente conteggi presso i siti di rifugio, catture effettuate nelle aree di alimentazione e rilevamenti effettuati con i rilevatori ultrasonori (bat-detector) (Violani & Zava, 1992).
Nel presente studio per censire nel modo più esaustivo specie che, avendo ecologia diversificata, non sarebbero censite con ununica metodologia, sono state adottate le seguenti tecniche:
transetti e punti dascolto con lausilio di rilevatore ultrasonico (bat-detector) in ambienti forestali, carsici e antropici (agricoli e urbani), e in zone umide di foraggiamento;
sessioni di cattura negli ambienti di foraggiamento e nei possibili siti di rifugio.
Tutti i dati raccolti con sono stati cartografati o localizzati tramite GPS (Global Positioning System) per il successivo utilizzo in un SIT (Sistema Informativo Territoriale).
Lidentificazione acustica dei Chirotteri si basa sullascolto delle vocalizzazioni da loro emessi e permette di contattare gli animali durante la loro abituale attività di ricerca del cibo consentendo, oltre che di identificare le diverse specie presenti in unarea, di effettuare delle stime quantitative, attraverso un conteggio dei singoli individui (Jüdes, 1989).
Gli ultrasuoni emessi dai Chirotteri vengono rilevati mediante appositi rilevatori di ultrasuoni, comunemente chiamati bat-detector che li trasformano in suoni udibili allorecchio umano. Quando un animale vola nel raggio di sensibilità del bat-detector, la sua presenza viene rivelata perché sia gli impulsi ultrasonori sia i segnali sociali prodotti dallanimale vengono captati e resi udibili. Lefficacia del bat-detector nel rivelare la presenza di Chirotteri dipende dalla sensibilità del dispositivo, dallintensità del segnale, dalla struttura dellhabitat in cui si effettua il rilevamento nonché dalla distanza tra sorgente sonora e ricevitore e dalle loro posizioni relative (Waters & Walsh, 1994; Waters & Jones, 1995; Parsons, 1996).
Esistono bat-detector che utilizzano tre diverse modalità di funzionamento, tutti utilizzati nello studio della chirotterofauna europea: heterodyne, frequency division, time expansion. Recentemente, è stato applicato con successo anche il campionamento diretto dei segnali ultrasonori. La tecnica dellheterodyne si basa sullemissione, allinterno del bat-detector, di unonda di frequenza fissa che genera, per interferenza con loriginale emissione del Chirottero, unonda la cui frequenza è la differenza tra le due. Lheterodyning è un metodo operante su bande di frequenza limitate, selezionate dallutente: perciò tutti i segnali di frequenza diversa da quelle comprese nellintervallo scelto non sono rivelati. Inoltre, il segnale non conserva le caratteristiche di durata, frequenza ed evoluzione temporale della frequenza, perciò i segnali in uscita non sono analizzabili quantitativamente. Nella modalità di funzionamento del bat-detector in frequency division, la frequenza del segnale in ingresso viene divisa secondo un rapporto selezionato dalloperatore e in tal modo diviene sufficientemente bassa da essere udita. Questa modalità opera su unampia banda di frequenza per cui tutti i segnali vengono uditi, qualunque sia la loro frequenza. La struttura dei segnali registrati però non è completamente conservata perché solo la componente armonica più ricca in energia è restituita. Con il time expansion la struttura del segnale è completamente conservata prestandosi così ad analisi dettagliate. Su una memoria elettronica viene registrata, per un intervallo di tempo prefissato e ad unelevata frequenza di campionamento, londa acustica captata dallapparecchio, che viene in seguito riprodotta ad una frequenza dieci volte minore e, di conseguenza, in un tempo dieci volte maggiore (Ahlén, 1981, 1990; Zingg, 1990; Vaughan et al., 1997a, 1997b; Pettersson, 1999; Jones et al., 2000; Parsons & Jones, 2000; Russo & Jones, 2002).
L'impiego del bat-detector è particolarmente utile per le specie i cui posatoi sono difficilmente localizzabili, oppure per le specie presenti con basse densità in aree vasta. Con l'ausilio di un rilevatore di ultrasuoni e di un registratore è possibile identificare i Chirotteri presenti in un'area campione, localizzando gli individui appartenenti alle differenti specie, operando in stazioni fisse o lungo transetti (Figura 5.6). Questo metodo dà come risultato una buona conoscenza del numero di specie presenti nell'area rilevata, oltre che fornire informazioni sull'abbondanza delle singole specie negli habitat di caccia. Il metodo lungo transetti è consigliato da Ahlén (1980) per indagini faunistiche su larga scala, allo scopo di individuare aree di particolare interesse naturalistico. Lutilizzo del bat-detector in punti dascolto comporta la sosta, di durata prestabilita, in stazioni fisse dove vengono registrate eventuali presenze di Chirotteri. I luoghi degli appostamenti vengono generalmente scelti durante un sopralluogo effettuato alla luce del giorno in modo tale da poter meglio individuare zone appropriate.
Figura 5.6. Rilevatore con bat detector durante lesecuzione di un transetto (foto di E. de Carli).
Normalmente i suoni captati dal bat-detector vengono registrati su registratore analogico o digitale e analizzati successivamente in laboratorio, paragonandoli registrazioni di confronto per arrivare possibilmente alla determinazione di tutte le specie contattate.
Nel corso della presente indagine sono state utilizzate la tecnica dellheterodyne e del time expansion. La prima infatti consente, in base anche allabilità del rilevatore, di determinare direttamente sul campo e ad orecchio un buon numero di specie, o quantomeno con essa è possibile risalire al genere a cui appartiene il soggetto contattato. La seconda tecnica si rivela invece molto utile per unanalisi più dettagliata dei singoli impulsi in laboratorio, mediante lausilio di appositi software di analisi del suono.
La raccolta di dati tramite bat-detector (transetti o punti dascolto) è stata condotta in diverse tipologie ambientali, soprattutto zone carsiche, ambienti boschivi e zone umide, ma anche aree semi-naturali in contesti particolarmente antropizzati.
Le aree sottoposte ad indagine sono in totale 21 e possono essere sommariamente suddivise come segue:
Zone carsiche
· Parco del Monte Barro (transetti)
· Parco Alto Garda Bresciano (transetti)
Zone boschive
· Parco di Montevecchia e della Valle del Curone (transetti)
· pSIC Rio Pegorino (transetti)
· pSIC Rio Cantalupo (transetti)
Zone umide
· Lago di Como (punti dascolto)
· Lago Maggiore (punti dascolto)
· Lago dIseo (punti dascolto)
· Lago dIdro (punti dascolto)
· Lago di Varese (punti dascolto)
· Lago di Garda (punti dascolto)
· Lago di Alserio (punti dascolto)
· Lago di Endine (punti dascolto)
· Laghi di Mantova (punti dascolto)
· Lago del Segrino (punti dascolto)
· Fiume Oglio meridionale (punti dascolto)
Zone semi-naturali e urbane
· Oasi Bosco di Vanzago (transetti)
· Oasi Bosco del Vignolo (punti dascolto)
· Parco delle Groane (transetti)
· Parco della Brughiera Briantea (transetti)
· pSIC Sorgenti della Muzzetta (transetti)
La cattura dei Chirotteri permette lesame diretto dellesemplare che, per alcune specie, è indispensabile per stabilire unidentificazione specifica certa. Questa tecnica consente di osservare in dettaglio i caratteri morfologici discriminanti e di misurare i caratteri diagnostici. Le specie difficilmente identificabili al bat-detector o che emettono segnali di ecolocalizzazione deboli o soggetti a forte assorbimento atmosferico sono più facilmente identificabili attraverso losservazione diretta. Per la cattura dei Chirotteri si utilizzano diversi strumenti tra cui retini a mano, trappole di vario genere e reti mist-net. Nella presente indagine si è fatto uso di retini a mano e di reti mist-net. I retini a mano, dotati di manici telescopici vengono normalmente utilizzati per catturare animali statici e non in volo per evitare lesioni date dallimpatto dellesemplare sulle parti dure dellattrezzo. Le reti mist-net sono di nylon o di terilene, dello spessore di 50 o 70 denier (denier = massa in grammi di 9000 m di fibra); sono costituite da fili a loro volta composti da due sottili elementi intrecciati, con maglie di 36-38 mm. La rete è sostenuta da un telaio di fili robusti orizzontali e verticali; in corrispondenza di quelli orizzontali forma in genere quattro tasche. Le reti vengono spesso utilizzate per catture gli individui nelle aree di foraggiamento (Figura 5.7), nei luoghi in cui i Chirotteri si abbeverano e lungo tragitti preferenziali di spostamento; inoltre possono essere usate anche per effettuare catture alluscita dei rifugi, come è mostrato nelle Figura 5.8, Figura 5.9, Figura 5.10 e Figura 5.11 (Finnamore & Richardson, 2004).
Figura 5.7. Posizionamento di reti mist-net in un area di foraggiamento (foto di R. Lazzari).
Figura 5.8. Operazioni di cattura tramite mist-net posizionata alluscita di un rifugio di Myotis capaccinii e Myotis daubentonii (foto: Archivio FaunaViva).
Figura 5.9. Operazioni di cattura in grotta (foto di A. de Carli).
Figura 5.10. Orecchione in rete (Foto: Archivio FaunaViva).
Figura 5.11. Estrazione di pipistrello da rete mist-net (Foto: Archivio FaunaViva).
I Chirotteri italiani possono essere identificati riconoscendo una serie di caratteri qualitativi e quantitativi (Schober & Grimmemberger, 1997). Il recente fiorire di indagini molecolari sulla chirotterofauna europea sta rivelando però lesistenza di specie criptiche, cosicché per alcuni taxa la situazione è ancora in via di definizione e non sempre esistono criteri morfologici per lidentificazione. Ne è esempio la coppia di specie criptiche Pipistrellus pipistrellus e Pipistrellus pygmaeus ai quali sono stati forniti dei criteri morfologici identificativi (Haussler et al., 2000), ma che non hanno ricevuto consenso unanime, le due specie possono invece essere ben distinte attraverso lanalisi acustica o molecolare (Jones & Parijs, 1993; Barrat et al., 1997; Russo & Jones, 2000).
In generale, per il riconoscimento delle specie si utilizzano normalmente i seguenti caratteri (Fornasari et al., 1997): presenza o assenza di complesse strutture nasali; lunghezza dellavambraccio (Figura 5.12); posizione relativa delle orecchie e loro forma; presenza e forma del trago; posizione dellattaccatura della membrana alare sulla zampa, sulla caviglia o sul piede; presenza e lunghezza dello sperone cartilagineo; colorazione del vello; estensione della coda oltre la membrana caudale; modalità con cui le ali vengono ripiegate e come avvolgono il corpo durante il riposo.
Figura 5.12. Misurazione dellavambraccio (Foto: Archivio FaunaViva).
In seguito alla determinazione della specie, può essere utile, nello studio dei Chirotteri, luso di marcatura al fine del riconoscimento individuale. Tra le tecniche impiegate vi è linanellamento, lapplicazione di marche luminescenti, di nastro adesivo colorato e riflettente o di microchip e il radio-tracking; le tecniche devono essere meno invasive possibili. Linanellamento è una tecnica in uso da quasi 80 anni (Hitchcock, 1957; Baker et al., 2001) e applicata ampiamente nel nostro paese da Dinale e Ghidini negli anni 50 e 60 del secolo scorso (Dinale & Ghidini, 1966). Gli anelli più usati sono di plastica o di metallo, aperti ad unestremità e con i margini smussati o piegati allesterno. Questi vengono fissati sullavambraccio (Figura 5.13) in quanto le zampe posteriori risultano troppo piccole per poter essere inanellate. Lunico tipo di anello metallico approvato è di magnesio-alluminio, ma ne esistono anche di colorati in materiale plastico o alluminio anodizzato, che vengono impiegati per marcare gli esemplari con diverse combinazioni di colore e consentire il riconoscimento a distanza, per esempio negli studi di carattere comportamentale (Kerth et al., 2001). Lanello, che normalmente persiste durante tutta la vita dellanimale, permette di riconoscere individualmente gli esemplari marcati nel corso degli anni. Risulta in tal modo possibile tracciare i percorsi migratori, stimare la consistenza delle popolazioni e la loro densità, studiare la fedeltà al roost negli anni (Kunz & Kurta, 1988; Barlow, 1999).
Figura 5.13. Anello di riconoscimento posizionato sullavambraccio di un Myotis daubentonii (Foto: Archivio FaunaViva).
Le sessioni di cattura nellambito della presente ricerca sono stati effettuate sia in campo aperto sia agli ingressi dei roost. La raccolta di dati è stata eseguita nelle seguenti aree:
Zone carsiche
Massiccio delle Grigne e nel Triangolo lariano
Parco Alto Garda Bresciano
Zone umide
Lago di Como
Zone semi-naturali e urbane
un ponte sul fiume Adda in provincia di Lecco e alcuni edifici urbani in diverse località della regione.
Nonostante siano stati raccolti dati in oltre 30 località diverse, per aumentare il campione a disposizione per le analisi, è stato deciso di utilizzare anche dati raccolti precedentemente (tra il 1995 e il 2001) con metodologie analoghe.
I dati a disposizione, raccolti sia attraverso luso del bat-detector sia attraverso sessioni di cattura, riguardano le seguenti aree:
Zone carsiche
Parco del Campo dei Fiori (transetti e catture)
Riserva Naturale Sasso Malascarpa (transetti e catture)
Zone boschive
Alta Val Camonica (transetti)
Parco della Valle del Ticino (transetti e catture)
Zone umide
· Lago di Ghirla (catture)
Zone semi-naturali e urbane
Parco Agricolo Sud Milano (transetti)
edifici urbani in diverse località della regione (catture).
Oltre a tali dati sono state prese in considerazione anche le informazioni relative ai Chirotteri contenute nellAtlante dei Mammiferi della Lombardia (Prigioni et al., 2001). Una larga porzione dei dati di presenza riguarda reperti museali e segnalazioni storiche; i rilevamenti di campo sono invece stati acquisiti con le metodiche precedentemente descritte.
Le mappe di distribuzione appaiono in generale molto disomogenee, poiché la maggiore parte dei dati storici si deve alle ricerche di Senna (1892) nella provincia di Pavia alla fine dell800 e la maggior parte dei dati recenti deriva da ricerche in corso in aree localizzate. Complessivamente i dati di presenza dei Chirotteri in Lombardia riportati nellAtlante riguardano 121 tavolette I.G.M.I. su di un totale di 303 (corrispondente al 39,9%).
La raccolta di dati effettuata appositamente per la presente ricerca ha portato alla registrazione di 1702 contatti per un totale complessivo di 2813 individui. A questi si aggiungono 962 contatti relativi a 1691 individui relativi alle ricerche svolte in precedenza, con metodologie analoghe.
Dallanalisi di tutti questi dati è stato possibile giungere allidentificazione di 21 taxa. Le specie identificate con certezza sono in totale 18, alle quali si aggiungono 3 taxa identificati come Myotis myotis/blythii, Myotis daubentonii/capaccinii e Plecotus sp. Complessivamente il numero di individui censiti è pari a 4504 individui suddivisi come illustrato nella Tabella 5.1.
Tabella 5.1. Taxa rilevati tramite bat-detector e relativo numero di individui.
Specie |
Individui |
Pipistrello albolimbato Pipistrellus kuhlii |
2089 |
Pipistrello nano Pipistrellus pipistrellus |
711 |
Pipistrello di Savi Hypsugo savii |
480 |
Vespertilio di Daubenton/di Capaccinii Myotis daubentonii/capaccinii |
425 |
Pipistrello di Nathusius Pipistrellus nathusii |
228 |
Pipistrello albolimbato/di Nathusius Pipistrellus kuhlii/nathusii |
128 |
Serotino comune Eptesicus serotinus |
84 |
Orecchione Plecotus sp. |
79 |
Molosso di Cestoni Tadarida teniotis |
54 |
Vespertilio mustacchino Myotis mystacinus |
51 |
Indeterminato |
45 |
Miniottero Miniopterus schreibersii |
32 |
Barbastello Barbastella barbastellus |
26 |
Nottola di Leisler Nyctalus leisleri |
24 |
Nottola comune Nyctalus noctula |
17 |
Vespertilio smarginato Myotis emarginatus |
12 |
Vespertilio maggiore/di Blyth Myotis myotis/blythii |
5 |
Vespertilio di Natterer Myotis nattereri |
5 |
Serotino di Nilsson Eptesicus nilssonii |
3 |
Rinolofo maggiore Rhinolophus ferrumequinum |
2 |
Serotino bicolore Vespertilio murinus |
2 |
Vespertilio di Bechstein Myotis bechsteinii |
1 |
Rinolofo minore Rhinolophus hipposideros |
1 |
La categoria Indeterminato comprende sia individui per i quali non è stato possibile determinare la specie, sia individui per i quali la determinazione è ambigua fra più specie (ad esclusione dei sopra menzionati Myotis myotis/blythii, Myotis daubentonii/capaccinii, Plecotus sp. a cui si aggiunge Pipistrellus kuhlii/nathusii), sia individui per i quali non è stato possibile effettuare qualsiasi tipo di identificazione. Dalle analisi delle registrazioni effettuate sul campo tramite rilevatore ultrasonico e registratore digitale o analogico, è infatti risultato impossibile chiarire se degli individui appartenessero a Myotis myotis o M. blythii e altri a Myotis daubentonii o M. capaccinii a causa della presenza di numerosi Ortotteri tra la vegetazione, del continuo andirivieni di Chirotteri con emissioni assai più potenti (Pipistrellus pipistrellus e P. kuhlii) e della loro posizione alle volte troppo distante dal bat-detector.
Bisogna inoltre tener presente che lidentificazione è resa ancora più difficoltosa per le specie gemelle, aventi ecologia simile, formanti spesso colonie miste e con emissioni ultrasoniche molto simili. Non è stato inoltre possibile chiarire se alcuni individui appartenessero alla specie Pipistrellus kuhlii o Pipistrellus nathusii a causa delle emissioni ultrasoniche emesse alla medesima frequenza e della posizione a volte troppo distante dal rilevatore di ultrasuoni. Per lidentificazione di Pipistrellus nathusii da P. kuhlii è fondamentale analizzare, oltre alle emissioni effettuate durante i voli di caccia, anche i richiami sociali, che più di tutto caratterizzano queste specie, ma che non sempre vengono emessi. In aggiunta si sottolinea come lidentificazione acustica delle specie del genere Plecotus non sia di facile attuazione e che la sistematica del genere sia in continua revisione. Per alcuni degli individui contattati non è stato possibile arrivare alla determinazione né della specie né del genere. Questo inconveniente è generalmente associato a contatti troppo brevi, ad individui lontani i cui ultrasuoni giungono deboli o alla presenza di ultrasuoni di disturbo come quelli prodotti da numerosi Insetti notturni.
Le sessioni di cattura con reti mist-net, hanno portato alla cattura di 554 individui appartenenti a 14 taxa, a cui si aggiungono 1089 individui, appartenenti a 13 taxa catturati nella regione tra il 1995 e il 2000 (Tabella 5.2). Complessivamente le catture effettuate hanno consentito di identificare 1643 individui, appartenenti a 15 taxa.
Tabella 5.2. Taxa catturati e relativo numero di individui.
Specie |
Individui |
Vespertilio di Capaccinii Myotis capaccinii |
869 |
Vespertilio di Daubenton Myotis daubentonii |
284 |
Vespertilio di Natterer Myotis nattereri |
168 |
Pipistrello albolimbato Pipistrellus kuhlii |
83 |
Vespertilio smarginato Myotis emarginatus |
70 |
Orecchione Plecotus sp. |
55 |
Pipistrello di Nathusius Pipistrellus nathusii |
35 |
Nottola di Leisler Nyctalus leisleri |
21 |
Rinolofo maggiore Rhinolophus ferrumequinum |
21 |
Vespertilio di Bechstein Myotis bechsteinii |
14 |
Pipistrello nano Pipistrellus pipistrellus |
10 |
Serotino comune Eptesicus serotinus |
7 |
Pipistrello di Savi Hypsugo savii |
3 |
Orecchione meridionale Plecotus austriacus |
2 |
Serotino bicolore Vespertilio murinus |
1 |
Considerando i dati raccolti mediante lutilizzo di bat detector e le informazioni derivanti dalle sessioni di cattura le specie identificate con certezza in Lombardia sono 22: Rinolofo maggiore Rhinolophus ferrumequinum, Rinolofo minore Rhinolophus hipposideros, Vespertilio mustacchino Myotis mystacinus, Vespertilio smarginato Myotis emarginatus, Vespertilio di Bechstein Myotis bechsteinii, Vespertilio di Natterer Myotis nattereri, Vespertilio di Daubenton Myotis daubentonii, Vespertilio di Capaccinii Myotis capaccinii, Pipistrello nano Pipistrellus pipistrellus, Pipistrello di Nathusius Pipistrellus nathusii, Pipistrello albolimbato Pipistrellus kuhlii, Pipistrello di Savi Hypsugo savii, Serotino comune Eptesicus serotinus, Serotino di Nilsson Eptesicus nilssonii, Serotino bicolore Vespertilio murinus, Nottola comune Nyctalus noctula, Nottola di Leisler Nyctalus leisleri, Miniottero Miniopterus schreibersii, Orecchione meridionale Plecotus austriacus, Barbastello Barbastella barbastellus, Molosso di Cestoni Tadarida teniotis. A questo elenco va inoltre aggiunto 1 taxon costituito dal Vespertilio maggiore/di Blyth Myotis myotis/blythii e 1 taxon costituito da Plecotus auritus/macrobullaris.
Il numero totale di siti in cui sono avvenuti i contatti sono 1927, quelli di cattura 50. La loro distribuzione complessiva nella regione è mostrata nella Figura 5.14.
Figura 5.14. Localizzazione dei siti di rilevamento (in rosso i rilevamenti eseguiti tramite bat-detector, in blu le aree di cattura).
Grazie allutilizzo di un SIT è stato possibile caratterizzare ciascun sito di rilevamento dal punto di vista ambientale, sovrapponendo le localizzazioni dei rilevamenti effettuati tramite bat-detector ai tematismi contenuti nel DUSAF (Destinazione dUso dei Suoli Agricoli e Forestali) realizzato dallERSAF e dalla Direzione Generale Agricoltura della Regione Lombardia.
La suddivisione in zone carsiche, boschive, umide, semi-naturali ed urbane si è rivelata, come previsto, in un mosaico di ambienti abbastanza vario. Infatti il 36,2% dei siti di rilevamento sono caratterizzati da habitat boschivo, il 33,8% da zone urbane e il rimanente 30,0% dalle altre categorie ambientali che comprendono zone agricole, zone umide, incolti e altre categorie visibili nella Figura 5.15.
Figura 5.15. Caratterizzazione ambientale dei rilevamenti effettuati tramite bat-detector.
La frequenza degli individui contattati con lausilio di bat-detector allinterno di ciascuna categoria ambientale è mostrata nel grafico in Figura 5.16.
Figura 5.16. Frequenza di Chirotteri nelle diverse categorie ambientali.
Lelevato numero di individui contattati nelle Aree sterili è probabilmente un dato fuorviante, in quanto in tale categoria vi sono solo sette dei 1927 siti di rilevamento e lelevato numero di Chirotteri censiti (rappresentati per quasi il 50% da Pipistrellus kuhlii) potrebbe essere un fatto puramente casuale.
Situazione interessante, ma assolutamente non insolita, è quella costituita dallelevata frequenza di individui nelle Aree idriche con quasi quattro individui per sito; ad un numero elevato di individui corrisponde anche una diversità piuttosto elevata; sono infatti presenti 15 taxa che comprendono specie di elevato interesse per la conservazione quali Barbastella barbastellus, Miniopterus schreibersi, Myotis emarginatus e Myotis capaccinii (la specie è sicuramente presente nonostante lincertezza della determinazione tra M. capaccinii e M. daubentonii in quanto catturata e identificata con certezza soprattutto in zone umide). Lelevata frequenza e diversità, unita alla presenza di diverse specie prioritarie conferma quanto le zone umide rappresentino uno tra gli habitat di maggiore importanza per i Chirotteri.
Gli ambienti urbani, come risaputo, rappresentano habitat elettivi di diverse specie. Labbondanza complessiva nelle Aree urbanizzate è infatti piuttosto elevata (quasi tre individui per sito di rilevamento); tuttavia oltre l85% degli individui contattati è costituito dalle tre specie del genere Pipistrellus e da Hypsugo savii, specie abitualmente considerate almeno parzialmente antropofile. Nelle aree classificate come urbanizzate è tuttavia possibile rilevare quasi ogni specie di Chirotteri presenti in Lombardia (i dati a disposizione indicano la presenza in questa categoria ambientale di 17 taxa). Va tuttavia tenuto in considerazione che nel DUSAF per aree urbanizzate si intendono tutte le superfici edificate, con dimensione minima di 0,16 ha. A quote inferiori ai 1850 m, altitudine massima alla quale sono stati rilevati Chirotteri nella presente indagine, le Aree urbanizzate costituiscono oltre il 13% del territorio, con distanze tra i nuclei urbanizzati mai superiori a 6 km (in pianura i nuclei urbanizzati si trovano a meno di 1 km di distanza luno dallaltro). Si tratta di una superficie complessivamente molto elevata che, in diverse porzioni del territorio regionale, costituisce la matrice in cui si inseriscono le altre tipologie ambientali. Ciò che determina la presenza e abbondanza delle specie sono, oltre alle caratteristiche ambientali presenti nel punto di rilevamento, probabilmente le caratteristiche dellecomosaico nellintorno del punto. Sebbene le diverse specie facciano un uso differente del territorio fatto dalle diverse specie (sia per quel che riguarda lestensione delle aree di foraggiamento sia le distanze percorse quotidianamente dal rifugio), una semplice valutazione dellecomosaico è possibile valutando gli habitat presenti nel raggio di 500 m dal punto di rilevamento. Sono infatti molte le specie che cacciano effettuando un continuo andirivieni lungo percorsi fissi, generalmente della distanza di qualche decina o centinaia di metri. La composizione ambientale nellintorno dei punti di rilevamento è illustrata in Figura 5.17.
Figura 5.17. Caratterizzazione ambientale dellintorno (raggio 500 metri) dei punti di rilevamento effettuati tramite bat-detector.
Il confronto con la composizione ambientale dei punti di rilevamento evidenzia come in realtà le aree urbanizzate costituiscano generalmente meno del 20% della tipologia di territorio frequentato dai Chirotteri e come le aree boschive e coltivate siano di norma maggiormente rappresentate.
Per quanto riguarda gli ambienti boschivi si rileva una abbondanza relativamente elevata (soprattutto in considerazione del fatto che il rilevamento dei Chirotteri in ambiente boschivo è reso più difficile dalla struttura stessa dellhabitat): si registrano infatti quasi due individui per sito di rilevamento. La presenza di 19 taxa con un numero elevato di specie di interesse per la conservazione (Rhinolophus ferrumequinum, R. hipposideros, Myotis bechsteinii, M. emarginatus, M. myotis/blythii, Barbastella barbastellus e Miniopterus schreibersii oltre che Myotis daubentonii/capaccinii) dimostra come gli gli habitat forestali, benchè costituiti spesso in pianura, da frammenti residui, rappresentino ambienti chiave per il mantenimento della biodiversità.
Anche le aree aperte corrispondenti alle categorie Vegetazione naturale e Prati mostrano una diversità elevata, con 14 taxa presenti; nei rilevamenti sono incluse specie di interesse prioritario quali Myotis myotis/blythii e Rhinolophus ferrumequinum.
Per quanto concerne i siti di cattura un terzo è localizzato in ambiente urbano e due terzi in ambiente boschivo. Il dato rispecchia la tipologia di rifugi indagati: edifici nelle zone urbane e cavità ipogee nelle zone montuose carsiche della regione, generalmente caraterizzate da una buona naturalità.
I dati raccolti sul campo sono stati integrati con i dati bibliografici. LAtlante dei Mammiferi della Lombardia (Prigioni et al., 2001) riporta informazioni su 24 specie (non sono riportate informazioni sulla presenza di Plecotus macrobullaris, segnalato di recente, con il nome di P. alpinus, da Trizio et al., 2003), caratterizzandone biologia, ecologia e status di conservazione. La distribuzione complessiva della Chirotterofauna è mostrata nella figura. La distribuzione è basata sulla griglia regolare formata dalle tavolette I.G.M.I. 1:25.000. Nella Figura 5.18, per ciascuna tavoletta I.G.M.I. inclusa nella regione è riportato il numero di specie rilevate. Le tavolette in cui non è riportata alcuna specie rappresentano aree per le quali, al momento della realizzazione dellAtlante, non era disponibile alcun tipo di dato; in definitiva, non si tratta di un effettiva mancanza di specie se non, forse, per le tavolette che ricadono alle quote più elevate.
Figura 5.18. Distribuzione complessiva della Chirotterofauna secondo lAtlante dei Mammiferi della Lombardia (Prigioni et al., 2001).